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Meteore rossoblù – Waldemar Victorino

Estate 1982. Alvaro Amarugi vuole costruire un grande Cagliari e dopo l’ingaggio del peruviano Julio Cesar Uribe, acquista un certo Waldemar Victorino.

Questo attaccante uruguaiano arriva in Sardegna con credenziali mostruose: nel giro di due anni ha portato la sua squadra di club, il Nacional, a vincere la Coppa Libertadores e l’Uruguay a vincere il Mundialito del 1981 (competizione mondiale tra le vincitrici della coppa del Mondo) battendo Italia e Brasile di Zico e Socrates grazie ai suoi goal. Non era dotato di tecnica sopraffina, ma l’opportunismo faceva davvero paura ai diretti marcatori.

Insomma, un bell’acquisto dopo la cessione al Torino di “spadino” Selvaggi. Il suo precampionato inizia con due goal in altrettanti partite di coppa Italia contro Monza e Palermo. Ma in campionato una stagione da incubo sia per lui e per il Cagliari.

Saranno infatti solo 10 le partite disputate senza realizzare neanche una rete, mentre la squadra retrocesse in serie B all’ultima giornata contro l’Ascoli di un certo Carlo Mazzone.

Tante erano le prodezze di metà settimana, ma in campo la domenica non riusciva a vedere il pallone. Errori clamorosi anche a un metro dalla porta lo relegarono presto ai margini della rosa rossoblù.

“Oh El Pescador, vai a pescare allo stagno di Santa Gilla”, qualche tifoso iniziò ad urlargli dagli spalti. Problematico anche il suo rapporto con l’allenatore Gustavo Giagnoni che non si mise problemi ad estrometterlo dall’undici titolare dopo che, durante un’amichevole giocata ad Iglesias, Victorino calciò volontariamente sopra la traversa un pallone che stava rotolando verso la rete.

Al termine della stagione fu ceduto agli argentini del Newell’s Old Boys per la bella cifra, dell’epoca, di 100 milioni e lontano dall’Europa, però, Victorino tornò ad essere l’attaccante cattivo e temuto e segnando caterbe di goal  in Argentina, Equador, Venezuela e Perù. Chiuse la sua carriera nel 1989 segnando 19 reti, nonché il titolo di capocannoniere, nella squadra peruviana del Defensor Lima.

C’è una sorta di luogo comune in relazione a questo povero ragazzo: arrivò a Cagliari nel 1982 quando aveva 30 anni, ma sulla carta d’identità. I maligni raccontano che il padre, un umile mandriano e agricoltore che non sapeva leggere, segnasse su una parete di casa i compleanni del piccolo Waldemar. Poi, alla presunta età di 10 anni, una tempesta distrusse la casa, ed il padre, non ricordandosi quanti “segni” ci fossero sulla parete, ricominciò a segnare da zero. Ergo, Victorino sarebbe arrivato in Italia a 40 anni.

Oggi Waldemar svolge il ruolo di procuratore di giocatori sudamericani, ma viene ricordato anche per aver ispirato nel 1981 Yoichi Takahashi, autore della famosa serie animata “Holly e Benji”. Il giocatore simbolo della nazionale giovanile uruguaiana che incontrò nelle semi finali della coppa del mondo la Germania di Karl-Hainz Schneider, porta proprio il suo nome (Ruben Pablo Victorino) .

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