Massimo Cellino si dice convinto nel tornare in Italia alla presidenza del Brescia. Accostato per settimane al Genoa (con Preziosi l’intesa non è stata trovata, soprattutto per i debiti), l’imprenditore di Sanluri riabbraccia il calcio italiano dopo i 22 anni di presidenza con il Cagliari dal giugno 1992 al giugno 2014 e i tre in Inghilterra nel vano tentativo di portare il Leeds dalla Championship alla Premier League.
Cellino preleva il club lombardo, appena salvatosi dalla retrocessione in Serie C/Lega Pro, pagando subito 6.5 milioni di euro alla famiglia Bonometti, più altri 3 milioni in caso di promozione in A a fine campionato prossimo. “Tornare in Italia e prendere il Brescia è una pazzia – afferma Cellino alla Gazzetta dello sport – Una pazzia che commetto con grande convinzione. Lo faccio in una piazza che mi è sempre stata a cuore, in cui si può fare calcio seriamente. I tifosi sono simpatici, anche se forse un po’ pochi: facendo le cose bene, con la forza dei risultati, potranno diventare di più. E più siamo, più ci divertiamo. Voglio ringraziare Marco Bonometti – prosegue Massimo Cellino – senza di lui Brescia non sarebbe rimasta a questi livelli nel calcio. Non serve troppo tempo per rifondare una società. L’anno scorso seguivo il Brescia, l’ho visto giocare tante volte e ho detto tante preghiere perché si salvasse. Quest’anno le preghiere non sarebbero bastate: non vedo l’ora di darmi da fare”.
A Cagliari andò via da presidente per le vicissitudini inerenti lo stadio: da Is Arenas al no per il nuovo Sant’Elia. Ora a Brescia ci riprova: “Certo – dice con fermezza – lo voglio io come lo voleva Corioni. Ci accomunava il profondo amore per il calcio, poi. Ma Gino era un passionale. Io sono più razionale. Non voglio farmi condizionare da quello che mi circonda, guardo avanti pensando che nel calcio si possa ancora vincere e guadagnare con le mosse giuste”.