Gianfranco, Andi Brehme era un campione. Ma soprattutto una persona perbene.
“Una brutta botta stamattina, bruttissima. Purtroppo se va un amico, una persona speciale. Al mio compleanno non si è mai dimenticato di inviarmi un messaggio di auguri. Un ragazzo per cui aveva un grande valore l’amicizia“.
Un difensore di fascia completo, che ha avuto una grande carriera e sapeva passare con disinvoltura dal destro al sinistro: come pochi.
“Noi compagni dell’Inter gli facevamo sempre la battuta: ‘Ma alla fine si può sapere qual è il tuo piede preferito, non si capisce!“. Calcisticamente era arrivato a Milano in sordina, ma posso testimoniare come Andi abbia sempre fatto la differenza“.
Quale fu il primo approccio tra di voi?
“L’ho conosciuto nel ritiro precampionato. Un giorno mi chiamò, e mi fece capire a cenni – perché ovviamente non conosceva ancora l’italiano – di seguirlo nella camera d’albergo riservata a lui e Matthäus. Mi aprì un armadio a quattro ante, pieno di birre! Poi mi disse di seguirlo nuovamente. In bagno avevano riempito la vasca di ghiaccio, per tenere le birre in fresco. Diventò prassi, la sera dopo gli allenamenti, fare una passeggiata e condividere una birra: l’inizio della nostra amicizia“.
Altri tempi, in cui socializzare e divertirsi “costringeva” le persone a interagire, non a isolarsi come accade oggi con uno smartphone in mano.
“Una volta non c’erano cellulari, internet, esisteva solo il telefono dell’albergo. Dovevi ritrovarti a ridere e scherzare in compagnia, era l’unico modo per socializzare e stringere rapporti con gli altri. Oggi, beh… Il mondo è cambiato…“.
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Un giocatore magnifico, un grande interista.
Ciao Andy, per sempre leggenda ⚫️🔵#FCIM pic.twitter.com/dnRlhYGfH3— Inter (@Inter) February 20, 2024