Lo abbiamo sentito dire tante volte agli allenatori: “Non conta il modulo, contano i principi di gioco”. Un’affermazione vera in parte, perché comunque lo schieramento ha sempre il suo peso, ma comunque importantissima per capire il calcio di oggi. Ed erano proprio i principi di gioco che il Cagliari sembrava aver smarrito, soprattutto nelle ultime due gare prima di Udine.
Ieri però Ranieri ha ritrovato quelle che sono le sue idee e lo ha fatto soprattutto grazie ai due nuovi innesti Mina e Gaetano. Intanto l’ex Napoli ha portato una caratteristica che mancava: un giocatore di gamba tra le linee. Perché Viola ha un piede come pochi in Serie A, ma non può macinare chilometri per fare da raccordo, cosa che invece Gaetano sembra poter fare con naturalezza. Il centrocampista partenopeo ha un altro passo rispetto ai compagni di squadra e si nota tantissimo il divario fisico di un giocatore che si è allenato per due anni con i Campioni d’Italia rispetto ai ragazzi reduci dalla B. Va a velocità doppia, con un ritmo superiore.
Poi c’è il centrale colombiano, cattivo e scaltro, capace di tenere le redini della retroguardia meglio di quanto non facesse Dossena, debuttante in A. Se prima era l’ex Avellino a guidare la difesa, ora è invece Mina l’uomo da cui far partire l’azione da dietro con più freddezza, oppure quello a cui affidare le cure dei centravanti più fisici (vedi il lavoro su Lukaku e Lucca).
Gioco verticale senza fronzoli, poche costruzioni dal basso, densità in mediana supportata dal lavoro in fase di non possesso del trequartista, esterni alti a puntare i terzi della difesa avversaria ed esterni bassi a cercare i cross dalla trequarti. Questa l’idea del 4-4-2 di base che Ranieri sperava di allestire già dalla scorsa estate, ma che per tanti motivi non è quasi mai riuscito a proporre. A Udine, finalmente, si sono viste applicate quelle idee.