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ESCLUSIVA – Ravot: “Il calciatore giochi e dimostri. Le parole non servono”

Antonio Ravot, attaccante che in carriera ha vestito sia la maglia del Cagliari che della Ternana, parla del match di oggi in esclusiva a CalcioCasteddu: il punto di vista di chi ha indossato e ha tuttora a cuore i colori rossoblù

BATTAGLIA. “La situazione del Cagliari? Secondo me non esiste società o problema di sorta: sono i giocatori, insieme all’allenatore, che devono chiudersi nello spogliatoio, guardarsi negli occhi, tirare fuori tutto e lottare insieme per lo stesso obiettivo. Il Cagliari è una società importante e i tifosi sono infelici, se non arrabbiati. I rossoblù devono dare battaglia per i vertici, sempre: d’accordo, c’è stata la retrocessione. Però questo club deve tornare in Serie A, restarci e lottare per una posizione europea: è ciò merita una realtà così importante. Dico queste cose perché tifo il Cagliari e nella città dove vivo, Castelsardo, ci sono tanti tifosi rossoblù. Ultimamente, radunandosi in un locale 150-200 persone per guardare la partita, a un certo punto ho visto tifosi andare via delusissimi. Prima venivano organizzati dei viaggi dal nord Sardegna per andare a vedere la squadra allo stadio. Oggi c’è un po’ di rassegnazione“.

SPOGLIATOIO. “Conosco bene la Serie B, è un campionato difficile. Ogni partita deve essere concepita come una finale, il Cagliari deve svegliarsi. Ho avuto anche io in carriera delle situazioni complicate dove ho giocato: però ci si chiudeva nello spogliatoio, si ‘vomitava’ e lanciava di tutto prima di ricompattarsi e riprendere il cammino insieme. Alla fine dello scorso campionato, dopo la partita di Venezia e la retrocessione, sono rimasto arrabbiato e senza parlare per una settimana. Un grande dispiacere“.

TROPPA TRANQUILLITÀ. “Della Ternana, con il massimo rispetto per la società umbra, il Cagliari non deve preoccuparsi. Come degli altri avversari, perché deve pensare esclusivamente a sé! La squadra c’è, fa male vederla in questa situazione. Il problema, forse, è che Cagliari è una città molto tranquilla. Anche troppo. Si vive molto bene, finita la partita si sta sereni. Alla fine in città molto più calde, la piazza avrebbe dimostrato il suo dissenso per l’andamento in questa stagione. A qualche giocatore probabilmente servirebbe provare quelle sensazioni, in cui diventa difficile uscire da casa, per il grande attaccamento e la passione della tifoseria per le sorti della squadra. Difendere la maglia del Cagliari comporta che un giocatore senta la responsabilità, sia ‘incazzato’. Invece è tutto tranquillo, sempre. Altro che pressioni…“.

DIMOSTRARE. “Le chiacchiere, anche dei tesserati, non servono a nulla. Tu, calciatore, devi solo giocare e dimostrare: poi sono io tifoso che stabilisco se la svolta c’è stata! Antonio Ravot oggi? Ho allenato, ma oggi non è più possibile… Chiedono all’allenatore di portare lo sponsor, c’è chi addirittura allena gratis. Il calcio va così, ma ovviamente non succede solo in Sardegna“.

TERNANA. “Di Terni ho dei bellissimi ricordi, ho giocato lì un anno e mezzo. Eravamo una signora squadra con Vincenzo D’Amico, Paolo Di Canio, Fortunato Torrisi, l’ex rossoblù Vito Graziani… Purtroppo la società è fallita e la gente non sa che eravamo rimasti per 6-7 mesi senza stipendio. Alla fine la situazione è diventata troppo difficile e c’era un malumore latente, ogni giorno. Tante promesse, ma poi… Mi sono trasferito al Siracusa. Un ambiente bellissimo quello ternano, in cui sono ritornato più volte per far visita agli amici“.


IL PROFILO.

Antonio Ravot è nato a Roma nel 1960. Si trasferisce ancora bambino in Sardegna, prima a Iglesias e poi a Carbonia. Attaccante, si forma nella Ferrini Cagliari e viene poi notato dal grande Nenè che lo segnala al Cagliari dopo consiglio dell’ex portiere della Primavera Ciro Formisano. 13 presenze tra i cadetti, poi i prestiti a Vicenza (con cui arriva 5° in B) ed Empoli (5° in Serie C1, con 8 reti all’attivo) prima di rientrare in rossoblù. Nel 1981-82 totalizza 13 presenze e 2 reti, una di quali decisiva per la salvezza degli isolani, contro il Genoa: resteranno le uniche apparizioni in massima serie. Nuovo prestito al Padova e l’ultima annata al Cagliari, nel 1983-84. Gioca fino al 1990, indossando le casacche di Prato, Varese, Ternana, Siracusa, Fano e Trapani, appendendo le fatidiche scarpe al chiodo a 30 anni. Curiosità: ha indossato la maglia azzurra dell’Under 21 di Serie C, durante il periodo empolese, con il futuro allenatore rossoblù Walter Zenga. Nel post agonismo è diventato allenatore e direttore sportivo, rientrando in Sardegna e stabilendosi a Castelsardo.

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