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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, pareggino stentato e sofferto

Nessuna inversione di rotta dopo la settimana degli epurati. La Reggina domina i rossoblù che escono tra i fischi. Solita sequela di insulti per il presidente

Un punto malinconico. Senza grandi individualità ma più collettivo, la Reggina. Nomi da A ma poca concretezza e sofferenza nel giocare da squadra, il Cagliari. L’1-1 della Domus è tutto qui. E per i padroni di casa è solo un pareggino. Certo, meglio dello sprofondo rosso di Ascoli. Ma nulla che faccia intravedere il cambio di passo. Lo strappo, indispensabile all’undicesima giornata, pur in un campionato che non ha ancora definito un padrone, e meno male!, tarda ad arrivare. E la prossima (sabato alle 14) è in casa del Sudtirol, formazione sorpresa guidata dall’ex Bisoli. C’è poco o nulla da rallegrarsi. 

I più forti. Il recupero di Rog, Nandez e anche Barreca dal via non passa inosservato. Makoumbou che fa il play, neanche. La scelta di Millico – certo che Desogus non avrebbe potuto fare peggio! – lascia un tantino perplessi. Davanti, out Pavoletti, campo aperto per Lapadula e il solito spaccapartite, Luvumbo. L’angolano, se riuscisse ad aprire la fascia e convergere, sapendo che per trovare la porta ci sono anche i compagni, metterebbe in moto quel percorso dei buoni giocatori. Ma ha vent’anni, la storia è dalla sua. La morale? Un buon allenatore deve aiutarlo a saper vedere anche gli altri.    

Riscatto e dignità. “Se per trovare un po’ d’orgoglio devono cacciare le due cariche più alte del club, allora per la prossima deve farsi da parte il presidente”. Un tifoso saluta così. E la battuta non fa una grinza. Il Cagliari di Liverani – senza Goldaniga e Pavoletti, con Falco sostituito da Millico – con i calabresi sa di non poter sbagliare. Il gruppo squadra ha vissuto, con il patron in casa, una settimana complicata. Di quelle che difficilmente si scordano. Capaci di farti rialzare l’autostima o mandarti definitivamente in depressione. Contro la Reggina è stata una sorta di via di mezzo. Né brillanti, né mosci. La partita – pur in svantaggio dopo 2′, Lapadula va più in alto di tutti – la gioca meglio, molto meglio la squadra di Inzaghi. I rossoblù aspettano, cercano di tener botta alla manovra organizzata dei calabresi. Per poi provare la ripartenza in contropiede. La scelta pare strategica.

E che Liverani, vincitore con Muzzi del primo velenoso scontro interno fuori dal campo, sia preoccupato è banale sottolinearlo. Il primo tempo lo vince ai punti la Reggina, per occasioni, lucidità in mezzo al campo, impegno dei portieri. Il Cagliari che deve resettare l’orribile notte di Ascoli mette impegno e determinazione. Ma non basta. Il pari di testa di Gagliolo – solito black out difensivo su corner – rompe il sogno, tattico e psicologico. E dà risposte precise: la Reggina pareggia perché manovra meglio, pressa alto, ha idee (Majer pare un mix tra Xavi e De Rossi che né Nandez, spesso Rog, e Makoumbou riescono a contenere), corsa intelligente. E quando ha la palla, la gioca sapendo cosa farne, tira e prende l’area con continuità. E anche per personalità e qualità la misura è a favore degli ospiti.

Idee, poche e confuse. La ripresa si apre con un cambio di peso: Viola play basso al posto di Makoumbou. Poi, arrivano i fischi. Dopo l’ennesima percussione ribattuta alla meglio della Reggina, Liverani richiama Millico dal tridente, o come lo si voglia chiamare, e inserisce Deiola, mediano di rottura. Il messaggio per squadra e ospiti non necessita di un disegno: difendiamoci, stringiamo i denti, ribattiamo, pareggiare non guasta. Male. Specie se vuoi rientrare in corsa play-off, sei in casa e devi per forza mettere più rabbia e gioco degli altri. Gli 11.225 spettatori (110mila euro di incasso) reagiscono con disapprovazione. La tiritera, e il predominio, è quella della prima frazione. Da segnalare due spunti di Luvumbo, girata alta dal dischetto e dribbling e contro dribbling non finalizzato in area. La Reggina? Ha svariate occasioni e chiude in attacco.

Notarelle

Applausi per le curve. “Nonostante tutto, ultras” si legge nel drappo della Nord. Una ventina di mega bandiere rossoblù sventolano nella Sud. Un Cagliari che ha dietro passione. Intanto, i tifosi ingoiano amaro da almeno sei anno. “Presidente, ma quando te ne vai è il coretto ricorrente”. Difficile sorprendersi.

Carta velina. Nella settimana delle epurazioni e delle lettere, il direttore generale Passetti si è scusato con il personale. Chissà se pensa anche al collega Roberto Montesi, che con l’assenso del presidente, ha licenziato senza giusta causa. Nel caso sia stata una dimenticanza, ci penseranno i giudici del tribunale di Cagliari.

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