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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, vittoria last minute

Tre punti d’oro al debutto in casa. Cittadella castigato dopo un match sofferto e poco brillante. Esordio doc per Mancosu, rete del pari e prova eccellente anche dietro

Una vittoria pesante. Capace di dare fiducia e autostima. Fabio Liverani pesca bene dal mazzo. E il Cittadella ci lascia le penne. La rabbia, e un approccio pungente, è parsa quella giusta. Magari, è mancata l’aggressività, la corsa e la padronanza delle giocate mostrate per un’ora dagli ospiti. I rossoblù hanno sofferto. E dalla Nord (che ha sostenuto senza sosta la squadra, così come la Sud, vestita a festa con le bandierine rosse e blu) gli insulti al presidente arrivano puntuali tra primo e secondo tempo.

Promossi e rimandati. La verità? Il Cittadella ha giocato con più autorevolezza prima di finire la birra. Di prima, con cambi gioco e rasoterra. Il team di Gorini sa verticalizzare e ha rapidità nel fraseggio. Il Cagliari? ha spazzato e sofferto. Lapuadula? Condor da area di rigore: una puntata frutto non della manovra ma di un disimpegno errato dei padroni di casa. Poi, è bastato un lancio, uno stop e una sassata al volo perfetta (Asencio) per mettere a nudo le criticità della difesa. Al 29′ i rossoblù sono sotto. La squadra ha barcollato. Il pubblico si è spazientito. Un film già visto: ci si dovrà abituare, la B è sangue e sudore. La reazione? Una traversa di Mancosu e una puntata di Lapadula. Poco. La formazione di Gorini è ripartita sempre a mille. Quel che si è visto, al di là dei moduli (“Giochini di voi giornalisti” dice alla vigilia il tecnico, e forse non sbaglia neanche tanto), è la manovra di una squadra che va a memoria, e conquista i play-off da anni. Dall’altra un cantiere semi aperto. Con il 4-3-3 al macero, tempi di gioco da interpretare meglio, inserimenti dei centrocampisti assenti o quasi. Per non parlare delle marcature preventive e dell’uscita dal basso. Lacune da colmare quanto prima.

Scelte da rivedere. Alcune incertezze sono emerse anche dalla panca. Accantonata l’idea Viola play maker, Makoumbou viene sistemato in regia. Dura poco. Liverani lo piazza da mezzala e mette Deiola di fronte alla difesa. La mossa paga poco. Il ruolo richiede qualità tecniche, intelligenza tattica, carisma e fiducia dei compagni. Pacche d’incoraggiamento al mediano di San Gavino. Ma la regia è una cosa seria, difficile da improvvisare. Ma la sostanza, e la riflessione da fare, è anche un’altra: i top player, o presunti tali, devono mostrare di reggere la sfida. Bene Nandez e Mancosu, benino Lapadula, con 0,5 palloni giocabili, ancora poco efficiente Makounbou (ma ha segnato il 2-1!), farraginoso e assente Pereiro, presente nella tonnara di mezzo Deiola. Dietro, il lavoro da fare, e non è detto che riguardi solo il quartetto di ieri (Zappa-Goldaniga-Altare-Obert, adattato con difficoltà a sinistra), è impegnativo. Tra le altre scelte, Liverani è stato premiato da Makoumbou, Luvumbo, Rog e Marco Mancosu. Ma tenere fuori dal via Pavoletti, Viola e Rog, non deve essere stato facili. I campionati si vincono con la rosa lunga. Ma gli spogliatoi vanno gestiti con cautela e attenzione. L’ex coach di Lecce e Parma sa di cosa si tratta.

Notarelle
Il nuovo arrivato. Marco Mancosu? Merita un’ovazione per la rapidità nell’inserirsi. Sardo, trentaquattro anni e non sentirli, bravo, esperto. attaccato alla maglia. Di palloni giocabili ne vede pochi. E quando chiede l’uno-due la palla è da pulire. Poi, Luvumbo ubriaca mezzo Cittadella e il numero 5 la pareggia di testa. Gran colpo. Dietro, la buona volontà non basta. Di fatto non pronto e bocciato Carboni, il terzino sinistro è indispensabile. “Se non si riesce altrimenti, provare su Amazon” urla un tifoso. A destra, si è detto delle ansie di Zappa. La coppia centrale? Goldaniga e Altare tengono botta ma spesso vengono colti a metà strada. Asencio, Antonucci e Baldini danno l’idea di poter far sempre male. Al primo quarto della ripresa i cambi da annotare: NandezRog e PereiroLuvumbo. La squadra cresce, manca sempre la rifinitura, l’ultimo passaggio che fa la differenza. E la palla torna ancora indietro al portiere. Poi, il numero 77 strappa un Cittadella con la lingua di fuori. E al resto ci pensa Mancosu. E Makoumbou: il 2-1 al debutto in casa è grasso che cola.

Il dispettuccio. Intanto, la sintesi delle parole di Joe Tacopina, patron della Spal: “Marco è una delle migliori persone con cui abbia mai lavorato. Un ragazzo davvero speciale, in campo e fuori. Ma voleva tornare in Sardegna”. Eccolo, il Mancosu figliol prodigo che si è fatto apprezzare ovunque. Un bell’esempio di sardità, nella speranza che altri, per tornaconti tutt’altro che nobili, non se ne appr­oprino. Dunque, ben ritrovato Marco. E anche a Dossena e Millico va un sincero in bocca al lupo. Il Cagliari vara un mix di esperienza e gioventù, talento e voglia di ripartire. Adesso la parola al campo. Con l’ex Lecce che indossa la 5. Un dettaglio? Parrebbe di no. Era una della maglie virtualmente “bloccate” dal club, in naftalina. L’ha indossata per diecimila volte Conti, il capitano. La chiosa? Il presidentissimo non fa, o fa fare, mai le cose per caso: l’ex dirigente dell’Under 17 si è dimesso – mettere all’angolo il vero Mangiafuoco non è da tutti, chapeau! – dopo la storiaccia legata ad Agostini e a chissà cos’altro. Da qui, pare sia nato anche il via libera livoroso per la maglia, utile anche per coccolare i tifosi. La storia e il rispetto, che brutta storia non fare neanche finta d’andarci d’accordo.

Aziendalisti sì. Ma con il cervello. Nella tifoseria serpeggia la sfiducia. Con l’ennesimo completino, già visto e fallimentare, messo addosso al tecnico. L’allenatore ha avuto almeno tre pedine gradite e di peso: Viola, Lapadula e Mancosu. Certo, gli esterni bassi sono ancora una chimera. Adesso, se Liverani si è mosso con la testa giusta, che non significa essere antiaziendalisti a prescindere, e ha messo becco in queste scelte di mercato, sa che le sue responsabilità lievitano. E non di poco. I tifosi sapranno stargli al fianco. A patto che sappia reggere alle interferenze della proprietà e tenere fede alla sua visione. In caso contrario, hanno ragione i lettori preoccupati per l’acquiescenza precampionato ai voleri societari,

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