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Nessun rammarico per gli addii che ci saranno, ma la dirigenza impari la lezione

I calciatori vanno e vengono, ma resterà una società da riorganizzare perché la B dell’anno prossimo sarà un campionato spietato

CIAO E GRAZIE. Il Cagliari è una squadra da azzerare. In B serviranno al massimo in 4 o 5 della rosa attuale, chi ha dimostrato di tenerci come Joao Pedro, Altare, Cragno e i sardi Carboni e Deiola. Possiamo arrivare a 6 o 7 se ci mettiamo dentro lo sfortunato Rog e l’arrembante Bellanova. Al limite Pavoletti. Gli altri, visti i risultati, è meglio che vadano a cercare fortuna da un’altra parte. Non è giusto dare tutta la colpa a loro, sicuramente ci sono elementi validi in rosa, ma è evidente che quando la maglia non la si sente del tutto cambiare aria sia d’obbligo. I tifosi quindi non ne abbiano a male se dovesse esserci un esodo estivo da Asseminello, è meglio per tutti.

IL PROBLEMA. Resterà però una dirigenza che ha dimostrato con i risultati di aver imparato poco, pochissimo, dall’esperienza fin qui maturata nel mondo del calcio. In troppi tra giocatori, allenatori e staff sono andati via sbattendo la porta. Vorrà pur dire qualcosa, a dimostrazione di come la gestione societaria del Cagliari sia totalmente deficitaria in termini di leadership, intesa proprio nella sua accezione aziendale ancor più che calcistica.

Lungi dal dare lezioni di management, ma i fatti evidenziano che poco o nulla si è capito di come all’interno di un gruppo squadra non possa esserci funzionalità nell’utilizzare lo stesso approccio “Command and Control” che si adotta in una normale azienda come può essere la Fluorsid. Certo, si potrebbe obiettare che il giudizio arriva dall’esterno. Ma è da certe situazioni note alle cronache, da certe decisioni e risposte date a mezzo stampa che si possono trarre tante indicazioni sul modo di operare di un club sull’orlo del disastro sportivo da diversi anni.

RIORGANIZZARSI. Non c’è la capacità di rapportarsi tra i vari livelli del club, mancano ruoli ben definiti (che lavoro fanno di preciso Passetti, Cossu, Conti e Carta?). Più che un’azienda organica è un minestrone dove tutti mettono il becco su tutto ma alla fine decide uno solo e senza ascoltare gli altri. Sulla comunicazione bisogna stendere un velo pietoso: dagli allenamenti blindati fino ad arrivare alle conferenze stampa ermetiche, per usare un eufemismo, come la presentazione di Agostini.

Servirà cambiare, darsi un ordine in società, lasciare il campo agli uomini di campo e l’amministrazione agli amministratori. La B dell’anno prossima sarà tostissima: Genoa, Venezia, Brescia, Benevento, Perugia, una tra Monza e Pisa, più le neopromosse in cerca del doppio salto. Non si pensi che con questo tipo di gestione basterà avere i calciatori migliori per tornare in Serie A. Sarà una bella doccia di umiltà, speriamo solo che insegni qualcosa almeno questa volta.

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