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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, un’altra giocata da maestro!

Il club si muove tardi, caccia Mazzarri e chiama Agostini: suerte! Poi, conferma di avere in dote un sano masochismo tra scelte e gestione disastrosa

Sei milioni di euro. E forse, ci sarà da aggiungerne qualche altro centinaio di migliaia. Walter Mazzarri cacciato dal Cagliari, ma più ricco che mai. Fino al 2024. Lo dice una clausola che lo tutela e lo vede, con lo staff, coperto se viene esonerato senza che la squadra sia tra le ultime tre del campionato. E chissà chi sarà stato lo scienziato che l’ha partorita o, peggio, accettata. Certo, tra qualche mese transeranno. O magari no. Ma un aspetto è sicuro: se c’è un club che anche quando sta precipitando, cosa piuttosto frequente negli ultimi anni, non si scusa. Questo è quello rossoblù. Una gestione che in tanti definite a spanne, attenta all’esteriorità, poco umile e concreta, incapace di chiedere scusa ma abilissima nel cercare alibi e capri espiatori. O sarà un caso l’ennesima corsa salvezza alla canna del gas? Ma la storia non si ferma qui. Il Cagliari attende con ansia anche il risultato di Salernitana-Venezia. Normale, per la classifica e tutto il resto. Ma il paradosso è serio: la vittoria dei campani porterebbe i rossoblù al terzultimo posto. Quindi, la clausola del rinnovo automatico, a parità di partite giocate (35), non sarebbe più valida! Ovvero, con un piede in B ma senza pagare una valanga di denaro all’allenatore di San Vincenzo. Chissà cosa è meglio.

Sono stati tanti i tifosi che in queste ore hanno evocato Semplici. Ma la storia è lì: l’hanno cacciato dopo tre turni. Poi, con Mazzarri hanno ingoiato i soli 10 punti dopo il girone d’andata, la settima sconfitta nelle ultime otto partite, la diciannovesima stagionale. Serve un genio per leggere allarmanti segni di pressapochismo, poco ponderatezza dei fatti e delle persone, indecisione e insicurezza? Atteggiamenti che molto spesso, come confermano i fatti, la classifica e i manuali di gestione aziendale, sorreggono l’incompetenza. Temi già affrontati? Può darsi.

Adesso, con l’avvento di Alessandro Agostini l’asticella sale. E di tanto. All’ex terzino, forte del buon lavoro con la Primavera che ha già conquistato i play-off e deve giocare ancora una gara pur sconfitta 2-1 dalla Roma, va fatto un sincero in bocca al lupo. Ma lui per primo sa che serve coraggio, forza fisica e mentale, ancora prima che gioco e interpreti pronti. In sostanza, un miracolo. E anche per questo occorre essere attrezzati. Ma la vera domanda è: chissà se al mondo c’è qualcuno che può ridare un senso a un gruppo costruito male fin dallo scorso giugno, gestito peggio, capace di prendere 64 reti e segnarne la metà. Peggio ha fatto solo l’Empoli, 65. I fatti, dunque. Ed è meglio non parlare del gioco. Dunque, via Mazzarri. Con un comunicato – definito laconico dalla claque in servizio permanente effettivo del patron – davvero irrituale quanto meno per galateo ed eleganza. Intanto, perché il tecnico toscano avrà avuto cento colpe. Ma ha avuto a disposizione un gruppo sovrastimato, forse allenato male, con i big acciaccati, pagati a peso d’oro e poi defenestrati.

Oppure, come Nandez, al centro di una querelle che ha sempre altri colpevoli, mai il manico del club. Ma adesso, anche i più renitenti vedono la luna e non il dito che la indica: la politica sportiva giuliniana è miseramente fallita. Senza appello, anche, come ci si augura, ci si dovesse salvare. I sardi, quelli veri e non di importazione, stanno contando i minuti che mancano al faccia a faccia di domenica a Salerno. Sarà durissima. Ma credono e sperano ancora che la serie A non sia stata davvero buttata nel cassonetto con una conduzione ai limiti della follia, basata su proclami, maquillage promopubblicitari, calciatori a fine corsa, per giunta acciaccati, prestiti senza futuro o doppioni ai quali la categoria sta larga. Eppure, il monte ingaggi è da formazione tra le prime nove del torneo. Ma la classifica dice che si naviga da mesi tra le ultime quattro.

Qualcosa non torna. E non è difficile capire cosa sia. Un lettore mi segnalava l’ultimo mercato di gennaio. Ovviamente, la scia societaria indica in Mazzarri il solo e unico responsabile. Intanto, le catene imposte dall’Indice di liquidità non sono frutto del caso. E si tratta di un altro aspetto che certifica una conduzione non all’altezza del panorama pallonaro: abilità e competenze a parte, se uno non può permettersi la serie A, provi a fare business altrove. Antonio Conte a tanti non è simpatico ma ha ragione quando dice che se uno ha dieci euro in tasca non può andare a cena in un ristorante in cui se ne spendono cento. Si diceva del mercato invernale: escluso Lovato, che saluterà tra tre settimane, Goldaniga e Baselli si sono presto persi per strada. Punto e a capo. E lo scorso anno, a Semplici che chiedeva Fares, Bonifazi e Caprari non è stata data risposta. Ma il 31 agosto, con centomila euro messi a correre, ecco Keita e Caceres. Poi, dopo tre partite l’hanno cacciato. Adesso, a 270’ dalla fine hanno silurato Mazzarri. Che va via con la pancia piena.

CESSIONE. E si riparla di passaggio di mano. Ovviamente, potrebbero essere bufale. Ma ne diamo conto, il gruppo Blackstone, ad esempio, potrebbe essere interessato. E anche i ceceni che controllano il Forte Village, se ci fosse lo stadio di proprietà e a norma Uefa (altro dente che duole!), potrebbero fare un pensierino ai colori rossoblù. Favole? Non proprio. Oltre al gigante Investcorp che tratta il Milan stellato, nel mirino della galassia dello sceicco Mansour Al Nahyan (la corazzata è il Manchester City) ci sarebbe il Palermo in C.

E siamo ad Agostini. Al momento in cui si scrive non è stata data certezza a una serie di temi: potendo allenare fino alla Lega Pro, avrà la deroga o gli affiancheranno qualcuno che abbia il patentino Uefa A? Saranno nel gruppo anche Daniele Conti e Andrea Cossu? Se sì, con quali ruoli. In attesa di Venezia-Salernitana, prevista dopodomani, si incrociano le dita. Fra cinque giorni si va nell’altoforno di Salerno. Visto anche con quale fame come gioca e fa buon calcio la squadra di Nicola, serve un’impresa. Ago, in bocca al lupo.

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