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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, la vittoria che serviva

Prestazione positiva, per mentalità, corsa e determinazione. L’1-0 al Sassuolo, con Deiola match winner, è meritato. Adesso, a Marassi con il Genoa

Tre punti pesantissimi e meritati. Per 96′, con temperamento e spirito all’altezza. Da squadra ed era ora. Nella speranza che non sia troppo tardi. La prima delle sei finali il Cagliari la porta a casa con l’approccio giusto. Non solo inchioda il Sassuolo  ma mette se stesso di fronte allo specchio: per la salvezza servono queste frequenze. Con il gruppo che ha risposto al meglio alle indicazioni di Walter Mazzarri. Il tecnico tiene Pavoletti e Pereiro, con il neo recuperato Rog, in panca, Keita e Carboni giocano dal via. Impossibile capire quali siano le condizioni di Baselli, terzo acquisto di gennaio, out come l’altro rinforzo, Goldaniga. In regia rientra Grassi. Il Cagliari che ha sfidato e messo ko il Sassuolo ha mostrato da subito l’atteggiamento giusto. A partire dal pressing alto sul giro palla degli emiliani. Proseguendo con i puntuali raddoppi in mezzo e il recupero delle prime palle. La spinta di Bellanova e Dalbert, con l’innesco di Marin e il filtro di Deiola, fanno intuire che la testa è quella giusta. La stessa vista nelle vittorie esterne con Torino e Atalanta. Ecco, questa è la prima riflessione dal sapore amarognolo.

Organizzazione e reparti in equilibrio. Anche dietro, Lovato chiude al top su Scamacca, mentre Traorè e Raspadori nella prima mezzora cercano solo giocate impossibili. Il baricentro alto, determinazione e concentrazione fanno il resto. E Mazzarri può essere soddisfatto. Le occasioni? Keita se ne divora una gigantesca: passaggio sbagliato da cinque metri, in area, senza pressione, a favore di Deiola! Poi, è proprio l’Alessandro di San Gavino, su cross cioccolatino di Marin, a portare avanti il Cagliari a pochi minuti dal duplice fischio di Massa. E sono quattro le reti del mediano-mezzala. Rossoblù in vantaggio meritatamente, per occasioni e condotta. Per i quattordicimila – neanche con le curve a 7 euro, si gioca con il tutto esaurito: anche il tifo dopo annate in fondo alla classifica, si sgonfia, non dimentica e perde la pazienza – si strozza in gola l’urlo per il 2-0: ma JP10 è in fuorigioco. L’analisi è semplice: la squadra può, trova spirito di gruppo e coesione. Ma troppo spesso si perde mentalmente. Lo dicono le diciotto sconfitte, alcune pesantissime e recenti come lo scontro diretto perso in modo sciagurato a La Spezia e la cinquina rimediata a Udine. Intanto, l’1-0 regala un mezzo sorriso alla tifoseria.

Vittoria che lascia ben sperare. Per il Sassuolo – miglior attacco in A nel 2022, in Europa solo il Bayern ha calciato di più – sono i quinti del Cagliari a dare pensieri. Quindi, Bellanova e Dalbert. La squadra di Dionisi, eredità di De Zerbi sfruttata al meglio, ha colto più punti con le grandi che con le medio-piccole. Di certo, Defrel e soci hanno corso male e poco. Con il duo Raspadori-Scamacca, così come Frattesi e Maxime Lopez (inguardabile!), non pervenuto. Nono con 46 punti, il Sassuolo nel secondo tempo è ripartito con appena appena più attenzione. Ma poca concretezza: un tiro di Raspadori in fallo laterale la dice lunga. Intanto, JP10, servito da Marin, non coglie l’attimo. Mazzarri ha richiamato Keita per Pavoletti. Con l’ex di turno, la filosofia della squadra deve mutare. Quindi, Rog e Baselli hanno rilevato Deiola e Grassi.

Il Cagliari è vivo e sa anche ripartire con ordine ed equilibrio. Certo, un Sassuolo davvero fotocopia sbiadita di se stesso, ha agevolato il cammino. Ma i rimpianti e le sofferenze rimangono enormi. Quanti errori nati da una programmazione fragile, obiettivi e sbandieramenti roboanti, mercato fallimentare. Meditate gente, meditate. Per la cronaca, dopo sette mesi circa, riecco in campo Djuricic. Ma la storia non è cambiata. Il Cagliari ha tenuto duro e con intelligenza. Lo spirito di sacrificio ha premiato il gruppo. Con Djuricic che ha sfiorato il 2-0, auto-palo su traversone teso di Pereiro. Infine, le pagelle. Felici per Lovato e Altare, bene anche Bellanova, Marin e Deiola, nelle due fasi. Un voto speciale per Marko Rog.

Notarelle

Il principe e il marketing. Tre anni, dal ’90/ al ’93, 98 gettoni e 17 reti: Enzo Francescoli, il maestro. Con il presidente che lo premia con la maglia 9. Ecco, in tanti ne chiedevate che fine avesse fatto. Giulini è riapparso. In mezzo al campo, sorridente da buon quart’ultimo e reduce da cinque sconfitte di fila. El Flaco, leggenda internazionale. E chissà che chiacchierata sulla terza maglia con i colori dell’Uruguay e la cacciata di Godin e Caceres. La sensazione? Una passeggiata dovuta. Utile per provare a scaldare i tifosi. Che però non sono poi così plasmabili. Francescoli è figlio di un’epoca, con alti e bassi. Diversa. Adesso, il marketing delle sciarpe, dei gadget e dei fuochi d’artificio, detta legge. Che poi paghi, lo dice la classifica. Fosse un po’ più forma, al centro del campo avrebbero chiamato anche Gigi Riva. Sigh!

Buon divano! Mi dicono che serve a poco. Ma  ci provo lo stesso: auguri di Buona Pasqua a tutte e tutti. Ma soprattutto, ai leoni da tastiera che leggono distrattamente, poco e male. E si crogiolano nei loro commenti anonimi e sicuramente destinati sicuramente alla storia. 1) il Dribbling lo scrivo in diretta e lo consegno a pochi minuti dal fischio finale. Che poi, lo leggiate a ore di distanza, dipende dalla scaletta editoriale; 2) comunque sia, la cronaca vive sempre: chi tra un anno, due o dieci, la va a cercare la può trovare con dettagli e indicazioni di carattere generale che magari il tempo ha appannato. 3) peraltro, la scansione della gara la trovate in tempo reale su calciocasteddu, fatta perfettamente dai colleghi. I fatti non mentono mai. E, rimessi in fila, sono sempre utili. In caso contrario, bona pasca!

 

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