Inutile e dannoso recriminare su qualità e consistenza della rosa. Per salvare la stagione, a partire dal Sassuolo, serve senso di responsabilità, unità d’intenti e coesione
Il Sassuolo, capace di tagliar fuori o quasi dall’Europa, l’Atalanta. Quindi, il primo feroce scontro diretto a Marassi con il Genoa. A seguire, Verona in casa, gita a Salerno, l’Inter alla Unipol Domus e, infine, trasferta a Venezia. Comunque la si rigiri, sei partite da manicomio. Certo, se la Salernitana dovesse cedere, per i rossoblù il match in Campania sarebbe meno in salita di quanto si possa prevedere. E anche l’ultima in Laguna, se il Venezia nel frattempo non dovesse fare punti per recuperare l’attuale -3 sul quart’ultimo posto, occupato attualmente dal Cagliari. Ma la foto è incompleta. In testa e in coda si balla. Tutte corrono, male, ma corrono. E la questione è probabile che si decida nelle ultime due giornate. Ovviamente, queste sono solo ipotesi (comunque alla portata di Joao Pedro e soci) favorevoli, vicine al sogno e all’obiettivo di tutti sardi, sportivi o meno: mantenere la categoria, costi quel che costi. Per stare con i piedi per terra, non si può prescindere dal fare l’impossibile per cogliere punti sabato con il Sassuolo. Come? Anche con l’aiuto del pubblico. Ma, soprattutto, con quel genere di cattiveria e rabbia agonistica che pare essere scomparsa nell’ultimo periodo. Per il resto, non ci sono altri rimedi se non il lavoro, l’umiltà e la concentrazione. E c’è da sperare che bastino.
Carattere e non gioco. Premesso che Walter Mazzarri ha precise responsabilità nel favorire il germoglio delle ultime cinque sconfitte consecutive (record negativo in stagione), il contesto non permette modifiche. Il Cagliari è sterile in attacco, ha poche idee di gioco, la palla va indietro e non c’è chi punta l’avversario, lo supera e garantisce superiorità numerica: una delle chiavi per avere qualche possibilità di vincere le partite. Poi, merita un cenno anche la mentalità e l’approccio: la tesi che il gruppo sia giovane e inesperto, e quindi vittima di alti e bassi emotivi e di mentalità, regge fino a un certo punto. La squadra ha preso troppi gol su palla inattiva, la qualità del palleggio è risicata – ma qui c’entrano i singoli – non riesce a sfruttare al meglio i calci d’angolo. Insomma, il lavoro per il tecnico di San Vincenzo, non manca e non è mai mancato. Intanto, quella con la Juve è stata la sconfitta numero diciassette. Eppure, il vantaggio si poteva sfruttare meglio: Chiellini che gioca e imposta quasi ai limiti dell’area rossoblù, è l’emblema di un gruppo che indietreggia, si ritrova disposto dietro in maniera sbagliata, cede metri agli avversari, non pressa nel modo giusto ed è fragile, anche fisicamente. Peraltro, il vigoroso confronto a gioco fermo tra Joao Pedro, inferocito, e Mazzarri, non è sfuggito agli spettatori di Cagliari-Juventus.
Una gestione da incubo. Detto della fragilità tecnica, tattica e anche agonistica, del gruppo, rimane la ricerca di come e in che modo sia stato impugnato il manico. Le giocate, la scorsa estate e al mercato di gennaio, sono state sprecate. In alcuni casi, quasi scientificamente. Eppure, si doveva voltare pagina dopo l’ignominiosa salvezza favorita dal suicidio di Parma e Benevento. I fatti dicono che adesso, ad esempio, sarebbe stato utile poter sfruttare Nandez. Ma sappiamo – più o meno – cosa è successo. Però, anche gli osservatori esterni, poco ossequiosi verso la proprietà, rimarcano che anche nel post mercato rimane incomprensibile la tenuta mentale dello “spogliatoio”. Anche nel dopo flop con cinquina maturato a Udine, pare ci sia stato un animato faccia a faccia. Solitamente questa non è una grande notizia. Anzi, la fame di riscatto passa anche per queste frequenze. Una ferocia agonistica che però non si è vista con lo Spezia, match-ball toppato nel modo peggiore.
Un minimo di buon senso. Curve a 7 euro, biglietti più cari, in tribuna, a 25. Spesso sbattere il muso porta consiglio. Con il Sassuolo i 50 euro chiesti per andare in curva per Cagliari-Juventus, non hanno asilo. E meno male. La tifoseria, giustamente esasperata dall’ennesimo campionato fallimentare, merita rispetto. Anche nella modulazione dei prezzi. Eppure, in casa rossoblù paiono vivere in un mondo irreale. Nel breve e nel medio periodo: tanto che contro Dybala e soci non si è arrivati al tutto esaurito, questione che nella sfida casalinga ai bianconeri è stata quasi sempre la norma. Per la prossima sfida agli emiliani, la rapida e molto consistente virata non ammette deroghe. Sarà maledetta, sporca e faticosa, ma la salvezza va blindata un minuto dopo l’altro dei 540 minuti che mancano per chiudere la Serie A.