Qualsiasi episodio di intolleranza deve essere censurato, sempre. Non importa il frangente, il contesto, l’opportunità. Nemmeno lo sport deve sottrarsi al vivere civile: ma è necessario spezzare una lancia in favore di Cagliari e della sua tifoseria
1964. Il peruviano Alberto Gallardo e il brasiliano Nené, nel 1964, sono stati gli apripista tra i calciatori del Cagliari con la pelle nera. Non importano gradazione e provenienza geografica: usiamo questa espressione ai soli fini di comprensione del messaggio. La piazza rossoblù non è incivile o intollerante da questo punto di vista, lo testimonia una storia lunga quasi sessant’anni con i suoi beniamini provvisti di tale caratteristica fisica.
DISTINGUERE. L’importante è che, per un insieme circoscritto di persone incapaci di comportarsi in modo corretto, non si appiccichi a Cagliari la brutta nomea di luogo razzista. D’accordo, gli episodi nel recente passato ci sono stati e hanno fatto parecchio clamore: non si faccia però di tutta l’erba un fascio, cercando altresì di estirpare certi costumi dall’Unipol Domus.
TRE CONTINENTI. Se escludiamo Asia e Oceania, il sodalizio rossoblù ha ospitato in rosa 29 calciatori dalla pelle scura, da tre continenti. Europa in minoranza con due francesi (Zebina e Diakité), due belgi (Oliveira e Miangué) e un olandese (van der Wiel), quasi tutti con radici altrove come Africa e Sudamerica. Il Paese che in questo gruppo selezionato ha fornito il maggior numero di elementi è stato il Brasile (Nené, Caio Rangel, João Pedro e Dalbert), seguito da Colombia (Ceter, Ibarbo e Tello) e Ghana (Asamoah, Donsah e Duncan). Non va dimenticato che due giocatori hanno indossato per diverso tempo pure la fascia di capitano: Suazo – un simbolo autentico della società, secondo miglior bomber di sempre in gare di campionato con 94 reti – e ora il citato João Pedro, affiancato attualmente in squadra proprio da Dalbert, Ceter e Keita Baldé: un numero cospicuo, che diventa più nutrito se ci si allarga alle giovanili.
SPERANZA. Al Cagliari e da Cagliari città si viene accolti a braccia aperte: since 1964. Emarginiamo chi non è in grado di comportarsi come si deve, con il linguaggio parlato – vedi stadio – e scritto, che soprattutto sui social media ha trovato terreno fertilissimo.