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IL DRIBBLING DI… MARIO FRONGIA. Cagliari, un doppio Pereiro vale 3 punti di platino

Destro e sinistro dell’uruguagio affondano l’Atalanta, in dieci per quasi un tempo. Episodi a favore, umiltà, difesa e cuore rossoblù per un successo fondamentale

Una vittoria sognata e voluta con spirito di sacrificio e di gruppo. Il Cagliari che espugna Bergamo dà un doppio scossone alla stagione. Beninteso, c’è ancora tanto da giocare. E da soffrire. Ma le sensazioni che trapelano dal gruppo guidato da Walter Mazzarri sono positive. E, per non sbagliare, è giusto che la tifoseria se le goda. Poi, i piedi restano dove devono stare, per terra. Così come il prosciutto, che va messo in frigo e non negli occhi. Ci sarà tempo per i bilanci, la trasparenza e le competenze in più o in meno. Il calcio è scienza inesatta e bella per definizione. Però, il dna gestionale richiede onestà e doti precise. Intanto, il futuro per i colori rossoblù è meno grigio. Il 2-1 del Gewiss stadium vede il Cagliari lasciarsi alle spalle la terza peggior casella della classifica a danno del Venezia, che però deve recuperare una gara. Con 20 punti il respiro e le aspettative cambiano, e di molto.

MURO DI GOMMA. Un primo tempo di sofferenza e fatica pur senza mai correre rischi. Con l’Atalanta lenta e prevedibile e il Cagliari attento alle linee di passaggio, ai raddoppi, a mantenere densità nella propria metà campo. La partita? Pessima. Non certo per i terzultimi in classifica, aggravati da assenze importanti (Joao Pedro, Nandez e Pavoletti, out alla vigilia). E comunque bravi nell’interpretare la linea Maginot messa su da Mazzarri. Ma di certo, pessima prova per la Dea di Gasperini. I bergamaschi – quarti in classifica in attesa del match della Juve –  sono in flessione da almeno due mesi. E nonostante il 60 per cento di possesso palla nella prima frazione, sono stati incapaci di aggirare la muraglia cagliaritana.  Sarebbe servito un atteggiamento più umile e meno supponente. Anche per questo la vittoria di Bergamo assume un significato utile anche per le prossime.

TESTA E CUORE. Sui primi 45’ c’è poco da raccontare. Atalanta leziosa, Cagliari operaio. I padroni di casa hanno costruito poco e male. Tenere la palla e farla andare a due all’ora, sfruttare poco e male la qualità tecnica, non prendere per intero il campo per aggirare i dieci uomini a protezione della palla, conduce alla sconfitta. Il tutto è nato da una prova gagliarda e determinata dei rossoblù. Abili nel nascondere il deficit tecnico con una performance piena. Di testa e di animo. I 3 punti sono più che meritati. Il calcio, e anche la vita, alla lunga punisce i presuntuosi e gli arroganti.

E se il primo tempo si è chiuso con Pereiro, piazzato da prima punta, quasi inesistente anche se generoso nel filtrare l’uscita di Palomino e soci, nella ripresa, per dirla alla Andy Wahrol, il 27 ha avuto i suoi 15 minuti di splendore. Dopo dieci minuti del secondo tempo la partita ha cambiato sembianze. Al 55’ la difesa di casa dorme, il traversone di Dalbert arriva sui piedi di Pereiro (il Var non trova da ridire sullo stop con contatto del braccio) e l’uruguagio la piazza di destro.

Cinque minuti e Musso lo abbatte in uscita: espulsione e Atalanta in dieci. Cagliari in vantaggio con un uomo in più. Parafrasando Humphrey Bogart, si può dire “è il calcio, bellezza!”. Gasperini si infuria. Ma, anche per il super osannato allenatore, qualcosa non torna. L’Atalanta non concretizza, segna poco, in area non ha il guizzo che vale la giocata. A dirla tutta, appannati, poco efficaci e sanguigni negli ultimi venti metri. E piove pure sul bagnato: Zapata, ripescato in extremis, entra e deve uscire dopo un po’ per un problema muscolare. Il pareggio è arrivato dopo un consistente assalto nerazzurro. La mette dentro Palomino che recupera una smanacciata di Cragno.

Ma il Cagliari è in partita. Cresce, mostra cattiveria agonistica e concentrazione. Da Bergamo si rientra vincenti e leggeri. E non solo per la superiorità numerica. In questi casi meriti e demeriti vanno spesso a braccetto. Se in cinque gare ne vinci tre e pareggi una – regalando il pareggio alla Fiorentina – e metti 10 punti in cascina, significa che l’aria è diversa. Adesso, si tratta di mantenerla salubre. Lasciando il lavoro sul campo a chi è pagato per farlo. Senza interferenze inopportune.

TESTA ALL’EMPOLI. L’atmosfera con il segno più è quella da cui è nato il gol partita di Pereiro: sinistro su cross di Bellanova, ancora una volta uno dei migliori. Per stare alle prestazioni individuali – ma, come auspicato alla vigilia dal ds Stefano Capozucca, è stata la partita del collettivo – molto bene anche Lovato e Grassi. E hanno macinato chilometri e contrasti anche Marin, Goldaniga e Dalbert. Certo, se avessero fatto anche il resto al top, sarebbero stati De Bruyne o Thiago Silva. Il Cagliari è stato lucido, non ha mai perso di vista l’obiettivo: neutralizzare il palleggio e le imbucate dei padroni di casa. Troppo poco per dare fastidio a Cragno. Adesso, testa all’Empoli, da affrontare domenica in trasferta.

NOTARELLE. L’auspicio è noto ed è anche una mezza certezza: il Cagliari si salva, magari giunge tra la tredicesima e la sedicesima piazza. Eppure, la domanda arriva da tanti: perché mentre le altre diciannove hanno messo denari e idee per rafforzarsi nettamente, il Cagliari ha chiuso il mercato con dubbi e criticità. E non ha migliorato fascia sinistra e attacco, per qualità e quantità? La riflessione è aperta. Anche la Salernitana di Iervolino – dunque, niente sceicchi o chissà chi di passaggio – si è mossa con forti investimenti del neo proprietario. Idem il Bologna di Saputo. Bloccato dall’Indice di liquidità, il club allenato da Mihajlovic ha superato l’Indice mettendo mano al portafogli. Ma in via Mameli il tema è dolente. E questa è la prima risposta. Antonio Conte può non essere simpatico a tutti ma, quando dice che non si va in un ristorante in cui si spende almeno cento euro a persona con una banconota da dieci in tasca, non ha tutti i torti.

QUASI COME MESSI. Dopo una tiritera che neanche il passaggio di Leo Messi dal Barca al Psg, è arrivato Baselli. Acciaccato, quanto meno non pronto per partire dal via. Dunque, l’acquisto che “ci darà una mano”, le parole del presidentissimo, è andato in panca. La congiuntura è sfavorevole? Sì, se anche Pavoletti è ko e Carboni è reduce dal Covid, Joao Pedro è squalificato, KeitA è in Africa, Strootman e Rog sono out. A Bergamo gioca Pereiro ed è esplosivo. A cascata, si sentono e si leggono, in tv e sui media, cose da alieni, manco si venisse dall’ottavo posto in classifica. Puntuale il boom di iscritti allo sport preferito degli italiani, quello del balzo nel carro che vince. Ma la stragrande maggioranza dei tifosi ha un’idea del perché si soffre e si rimanga sofferenti. Ma non ditelo al cerchio magico del patron.

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