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Il dribbling di… Mario Frongia. Cagliari: resistere, resistere, resistere!

Analisi di metà mercato con amnesie e scelte rischiose con la tifoseria merita rispetto, chiede certezze e vorrebbe evitare il cardiopalma degli ultimi cinque anni

Benvenuti nel club, mi verrebbe voglia di scrivere. Per chiunque, nato tra Porto Torres e Castiadas, sarebbe idiota non volere il bene della squadra che ci rappresenta nel mondo. Ma, messa attenzione ai vostri commenti sui pezzi di CalcioCasteddu inerenti le questioni Nández, Godin e Nainggolan, è facile rimarcare che tutte le strade, e anche i vicoli, portano all’Uomo solo al comando. Ma stavolta partiamo al contrario. Ovvero, dalle notarelle.

1) Il mercato chiude il 31 agosto. Siate fiduciosi, se ce la fate, e pazienti perché tutto può ancora accadere. Poi, il colpo Strootman rimane tale: l’olandese è tra i più completi centrocampisti mai arrivati al Cagliari. Scaricato Bradaric, identico destino attende Oliva mentre Ladinetti è stato fermato almeno tre mesi dai medici. Dunque, la regia è in mani buone. E Semplici (che merita un grande in bocca al lupo) può gioire. Più cauto il discorso Dalbert. Il precampionato, test inclusi, è aleatorio. E vanno verificate sul campo e sulle indicazioni del tecnico gli approdi di Altare, Radunovic, Obert. In tanti segnalate le criticità della linea difensiva, in bambola in Germania, affidata ai giovani Carboni e Walukiewicz. Di certo, ripartire da un gruppo (per ora senza Godin e Nainggolan) reduce da una salvezza stentata, non incoraggia. C’è tempo per rimediare. Se lo si vuole.

2) Chi conosce uno sciamano come si deve, lo chiami e pure in fretta: il ko di Rog è da levare il fiato. Si confidava sul croato. Peggio non poteva andare. E adesso serve una pedina idonea alla lotta di classe e di governo. Proprio quando l’Uomo solo è partito con un profilo sobrio, la mazzata. Ma dissento da quanti accusano i sanitari: il protocollo di riabilitazione di Marko è stato monitorato dagli specialisti che l’hanno operato e dai medici rossoblù. Pare non ci sia stato nulla di affrettato, doveva accadere.

3) Stefano Capozucca, chi l’ha visto? Un flash strano. Specie se si pensa a relazioni e leadership del ds. Fin dall’operazione Godin, passando per la chiusura con Strootman, per non parlare dei contatti con il desk dell’Inter per il Ninja, Capozucca ha toccato palla di striscio: brutto segno. Ma il copione è noto: chi dà le carte è il presidente. Con un tarlo a rodergli il fegato: recuperare denari e fare profitti sempre e comunque. “Lui mette i soldi e fa come gli pare”, scrivete in tanti. Certo. Ma il Cagliari è patrimonio immateriale dei sardi, tifosi o meno. Prende denari, tanti, dalla Regione, gioca in una struttura non di proprietà e in entrata ha sette anni di diritti tv, sponsorizzazioni, abbonamenti, biglietti, cessioni: dalle quote avute per Astori e Nainggolan alle cessioni di Rossettini, Ekdal, Avelar, fino a Barella. Basta tirare un rigo e si legge quanto abbia messo di tasca il patron. In ogni caso, commentare mosse e strategie è lecito e legittimo.

4) Sottolineate in tanti che l’assurdo è il voler fare cassa con i due o tre milioni di euro dati dall’Inter per il prestito di Nández. Fare utili (meglio senza smancerie e operazioni di marketing nate solo per coccolare i sardi) è il gol di qualsiasi imprenditore, avere il bilancio in regola pure. Ma il Covid, le gare senza pubblico eccetera, c’era già quando sono stati dati quattro milioni di euro per tre anni a Godin. E se in tempi non sospetti si è firmato un contratto, ad esempio, da un milione di euro a Cerri o da un milione e quattro a Pereiro, è lecito chiedersi quale fosse la strategia. E chi l’avesse sposata, Topolino o Black Macigno. Sarà che ad essere messe spalle al muro dai risultati sono le abilità dirigenziali, la visione e la bontà dell’investimento nel lungo periodo?

5) Sempre puntuali anche le citazioni: Deiola (che prende 180mila euro l’anno!) non è stato dato al Paok, che avrebbe dato il triplo dell’ingaggio al giocatore di San Gavino, ma si è arreso di fronte ai circa quattro milioni chiesti dal presidente. Così come è rimasto in gruppo Cragno, specie se si chiedono almeno 25 milioni di euro e Gollini va all’estero, mi pare, per 15. Ultima news che pare solida: le richieste dagli States per João Pedro. Giustificate? Certo, ma la pandemia e il contesto hanno asciugato le valutazioni. Difficile fare colpi da scienziato, nessuno ha la sveglia al collo.

6) Tema Inter. Il 2 gennaio del 2019, come ogni inizio d’anno da almeno un decennio, esce sulla Nuova Sardegna L’alfabeto del campionato. Una pagina intera, cinque righe per ciascuna lettera. Premesso che non faccio cenno a temi caldi per il patron (processo Fluorsid, gestione ultras), alla G scrivo: Giulini. Il presidente. Impara, ha fatto ammenda, in parte, condiviso e pensato anche sul domani. Bene. Il Cagliari che vola alto incoraggia, include, unisce. Il patron ama la Sardegna, vorrebbe essere ricambiato. Ci vuole tempo. A meno che non torni all’Inter. Da numero uno”. Parlo della squadra che con Maran è tra le prime sei. L’accenno all’amore per il nerazzurro, otto anni in cda, mi giunge dalla Gallura, da fonte fidata e mai smentita. Mi urla furente al telefono, con testimoni, “arrogante e presuntuoso” e altro. Ma non mi dà del bugiardo. Continuo a fare il mio lavoro. La sudditanza a cui accennate è di vecchia data. Anche senza scomodare gli arrivi strombazzati di Longo o Andreolli, infortunato e ingaggiato a un milione di euro di stipendio!

 

 

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