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Il dribbling di… Mario Frongia. Cagliari: si comincia tra incertezze e dubbi

I rossoblù partono in ritiro a Pejo. Mercato aperto su più fronti, con i top player da sistemare e vendere per poter allestire una rosa competitiva

Da lunedì per i colori rossoblù si riapre la giostra. Un giocattolo che, evidentemente, visti i numeri calamitati dal pallone, rimane tra i più belli e seguiti al mondo. Il Cagliari riparte da Peio, l’occasione è buona per fare il punto. Ovviamente, parziale e frammentario, con il mercato aperto, trattative condizionate da Europei e Copa América, incassi saltati, incertezze sulla riapertura degli stadi (per un quarto dei posti a sedere o per il totale, come chiedono i club al Governo), i diritti tv pregressi e in fase di aggiornamento. A seguire, si naviga con una costante binaria: mancanza di cash e un oceano di “prima vendiamo, poi vedremo”. Condizioni che esigono una visuale oggettiva e di alta professionalità. La partita la vince quasi sempre chi sa progettare con competenza, serietà e una buona dose di umiltà e trasparenza. Viste le pluriennali e perseveranti esperienze al ribasso firmate dal club di via Mameli, meglio incrociare le dita.

LO SNODO. La stagione, ma sarebbe sciocco non guardare più in avanti, passa da un doppio cappio: la permanenza di Nainggolan e la questione Godin. Non occorre essere dei geni per intuire che il campionato del Cagliari è legato alle scelte dell’indobelga e dell’uruguagio. Ci sarebbe anche da capire quale possa essere il domani di Nández. Ma su Nahitan la strada è, almeno apparentemente, già segnata: andrà via. Con la società che si affretta a smentire l’intesa con il Leeds di Radrizzani, che sarebbe pronto a sbarcare anche in Serie A, rilevando la Salernitana da Lotito, che non può vere due squadre nello stesso torneo. La domanda è? Per quanto al di sotto della famosa clausola-feticcio dei 36 milioni di euro siglata lo scorso anno per chiudere, o tacitare in parte, le pretese dei procuratori? Si vedrà.

Intanto, pare al capolinea il tormentone Cragno. Quelli che parevano saluti scontati, si sono dissolti ai 35 gradi dei giorni scorsi. Partito Vicario (il dodicesimo sarà il quasi due metri serbo, cantera Atalanta, Radunovic), il portiere di Fiesole rimane in famiglia soprattutto per mancanza di acquirenti: le cifre richieste, 25 milioni!, paiono e sono di un’altra era: quella pre Covid. Ed è meglio farsene una ragione, anche su e per gli altri obiettivi, in entrata e uscita. Per il resto, buio fitto. Il futuro di Simeone, così come quello di Pereiro, Cerri, Zappa, Walukiewicz, Deiola, Oliva, Bradaric, lo stesso Farias, viene molto dopo. Dunque, con la stagione che si apre il 21 e 22 agosto, la Coppa Italia una settimana prima, e il mercato aperto, viene complicato individuare il volto del Cagliari che verrà.

L’auspicio è che si tenga conto di quel che è accaduto nelle ultime stagione, soprattutto dei piazzamenti finali, e si operi con acume. Dando a Semplici quel che è di Semplici: fare l’allenatore senza le continue ingerenze della proprietà.

NOTARELLE.

1) In vacanza al Tanka, Nainggolan avrebbe detto a un amico che nell’ultimo biennio in rossoblù avrebbe visto sfumare quasi due milioni di euro tra mancati premi e decurtazione dell’ingaggio. Tanti, troppi soldi, anche se si ama il Cagliari e Cagliari. E se si ragiona, come fa il centrocampista e il suo entourage, su una carriera che non dura in eterno, sulla famiglia e soprattutto sulle due giovanissime figlie. Sentimenti e ragione, dunque. Con un dettaglio che anche il tifoso più distratto non può evitare: Radja, per gli osservatori più accreditati, in una rosa come quella del Cagliari vale 6, 7 punti a girone. So che qualcuno storce il naso: ma lo scorso anno era stato promesso con tanto di stretta di mano a Di Francesco. Il tecnico è stato gabbato e lo ha avuto solo a fine gennaio. Il resto è noto. E sarebbe meglio non fare il bis con Semplici.

2) Faragò non è De BruyneCandreva (i primi che vi vengono in mente). Ma nei quattro anni e mezzo di Cagliari ha dato, infortuni permettendo, tutto quel che poteva. L’hanno scaricato. Ci sta. Ma i modi e il tempismo, anche nel calcio ingrato, fanno la differenza. In generale, nello sport professionistico, il potere ostentato solo con i deboli e gli atleti perbene, proprio come un bulletto da periferia, alla lunga non paga.

3) Leggo i vostri commenti. Destinati al cassonetto quelli che insultano, mi ritrovo spesso con quasi tutti. Meno che con quelli che negano il passato, evitano di connettere i fatti più elementari, scansano le critiche. Come se non fossero, ben più degli applausi e delle valutazioni prone e supine ai padroni del vapore, basilari per fronteggiare scenari complessi e affascinanti come quelli della propria squadra del cuore. Bene ha fatto CalcioCasteddu a rimarcare a dei lettori, che non è un blog ma una testata giornalistica regolarmente registrata in tribunale. Ciò, significa che chi ci scrive è tenuto al rispetto del Codice etico e deontologico dell’Ordine dei giornalisti. Liberi di pensare si tratti di un dettaglio: ma siate certi che non è così.

4) A proposito di commenti, due mi hanno colpito: C’è chi ricorda – quasi ad esorcizzare altre simili manovre! – la cessione di Murru, Bruno Alves e Isla, ben rimpiazzati da Miangue, Andreolli e Van der Wiel. C’è chi osserva: “Joao Pedro ha giurato amore eterno al Cagliari. Forte, gli fa onore ed è entrato nella storia del Cagliari. Ma forse, dopo due campionati in doppia cifra, considerata l’età, sarebbe giusto per il club capitalizzare per tempo. E usare i denari per investire su giovani promettenti”. So che Stefano Capozucca ci legge. Quasi certamente, farà tutt’altro.

5) Mi è stato rimproverato di aver citato la Fluorsid, azienda del proprietario del Cagliari (come potete notare faccio felice chi non ama lo si descriva come è realmente, un Uomo solo al comando) come tema che esula dal contesto sportivo. Ma la cronaca non può essere monca. Basti dire che tra la dirigenza e il CDA societario e quello dell’azienda che lavora il fluoro, ruoli e incarichi si intrecciano e camminano di pari passo. Il marchio è apparso alla Sardegna Arena, sulle maglie di Olbia (mi segnalano, anche del Venezia) e in tutte le iniziative del club.

Sia chiaro, tutto legittimo. Ma non doverne parlare è alquanto anacronistico. Neanche un mese fa l’Ufficio stampa societario ha invaso, e non si è stata la prima volta, le testate con le foto di Semplici e di alcuni giocatori, con elmetto e scarponi, in posa sorridenti nello stabilimento di Macchiareddu. Certo, come in tanti mi avete scritto, lanciare e aderire a campagne che tutelano l’ambiente, fa un po’ sorridere. Specie se si vive, si hanno figli, si lavora, si allevano greggi o si  coltivano ortaggi e frutta a non troppa distanza da Macchiareddu.

 

 

 

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