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ESCLUSIVA – Virgilio Perra: “Cagliari, a Benevento per vincere”

L’analisi del tecnico giunge proprio a poche ore dall’accordo per allenare il Castiadas in Eccellenza

Il concetto chiave emerge granitico: sarebbe pura follia andare a Benevento per aspettarli e prendere un punticino. Invece, per la trasferta che vale una stagione o poco meno, domenica serve luce e ragione per una gara determinata. E con un obiettivo: la vittoria. “Se poi si pareggia, è comunque un buon punto che serve a tenere le distanze. Ma guai ad andare al Vigorito con l’idea di gestire il match”. Virgilio Perra e un mondo che conosce a memoria. Pallone e testa, tecnica e applicazione, talento e attenzione ai giovani. Tra educazione e pratica, in campo e in panca. Con un dettaglio che diventa capitolo speciale nella gestione dei gruppi: la conoscenza approfondita dei propri uomini. Le gambe girano se la testa è leggera. Il più delle volte si tratta di conoscere a fondo i ragazzi, che hanno abitudini, psicologia e stati d’animo differenti. Si spiega anche così che all’improvviso, da una partita all’altra, in qualsiasi categoria giocatori in forte difficoltà e irriconoscibili anche tecnicamente, si trasformino con l’arrivo di un nuovo tecnico”. Il tecnico sta per firmare in Eccellenza in queste ore con il Castiadas al posto dell’esonerato Antonio Prastaro. Virgilio Perra ex tecnico, tra le altre, Cavese (C2), Atletico Elmas, Arzachena, Nuorese, Tortolì, Atletico Elmas, Selargius e Kosmoto Monastir, tiene un basso profilo. Comunque vada, in bocca al lupo.

Si passa al Cagliari e alla lotta per non retrocedere. “Inutile dire quanto sia decisiva la partita di domenica. Il Benevento fino a poche domeniche fa, aveva 10 punti in più e lo scontro diretto in vantaggio sul Cagliari. Adesso, è un punto sotto. È evidente che la loro situazione mentale e psicologica sia sotto i piedi. Leggevo di un ambiente in fermento, con critiche a Inzaghi, c’è maretta. Cose che non aiutano”. Dunque, il menu sorride ai rossoblù. “Premesso che la partita va giocata con una concentrazione mostruosa, il Benevento trova un Cagliari che li ha superati in classifica, che sta bene fisicamente ed è in piena ascesa”.

Cosa è successo?
Al di là della bravura di Semplici, è girato il vento. Il gol di Nainggolan del pari al 96’ a Genova con la Samp, le due reti nel recupero contro il Parma, l’aver trovato la Roma con la testa al Manchester, hanno aiutato a ritrovare fiducia e autostima.

Baste a avanza per sgambettare il Benevento. O serve altro?
La prospettiva è quella. Per loro è un’ultima spiaggia, sono in forte difficoltà, da  quel che ho visto, anche fisica. Il Cagliari scende in campo con un animo positivo. Sono ottimista, la vinceranno.

Chi va in B con Parma e Crotone?
Ci sono troppi incroci delicati, con formazioni che lottano in coda e per andare in Champions e Europa league. Il calendario del Cagliari dice che non devono perdere. A Benevento devi andare per provare a vincerla, se li batti metti fine alla battaglia. Loro avranno ansia e terrore, non puoi andare lì per difenderti.

Un po’ quel che si è visto in queste ultime gare con tre vittorie e un pari di pregio a Napoli.
Sì, hanno scacciato la paura. Prima stavano in cinque dietro, non creavano occasioni da rete. Adesso partono per cercare di offendere, parliamo di una squadra diversa. Devono approfittarne, ripeto, domenica devono avere coraggio e pensare di portar via i 3 punti.  

Passo indietro. Che idea si è fatto della gestione Eusebio Di Francesco?
Capire da fuori è complicato, non si sa cosa bene sia successo. Ha dimostrato ovunque di voler giocare con il 4-3-3. Ma per riuscirci deve avere i giocatori adatti. È partito così, di certo aveva preso accordi con il club. Poi, ha cambiato. Ma non è bastato.

La squadra è andata in confusione. E tra i nodi spiccano le posizioni di Joao Pedro e Marin, regista-non regista.
Ecco, questo è stato un grave errore. Inferiore, però alla gestione tattica di Joao Pedro. Veniva da 18 reti giocando da seconda punta o trequartista. Di Francesco ha insistito nel metterlo sulla fascia. Poi, l’ha rimesso nella sua posizione ed è nato il problema di Nainggolan, che per età, attitudine e condizione non può giocare né esterno, né play ma si trova e offre il meglio se gioca dietro le punte.

Spieghiamo…
Nainggolan ha 33 anni. Fin dai tempi di Spalletti, grazie al tiro, l’agonismo, il primo filtro sul play avversario e la tecnica, ha giocato nella trequarti. Quindi, con il cambio modulo dal 4-3-3 al 4-2-3-1, doveva andarci Radja. Che comunque non poteva giocare davanti alla difesa, che mi pare di ricordare avesse fatto una volta con Bisoli. Ma era più giovane e comunque non ha i tempi. Adesso fa fatica.

Dunque, il dualismo Joao-Radja come primo equivoco?
La disposizione tattica di giocatori importanti come Joao Pedro e Nainggolan è fondamentale. Averla trovata in ritardo ha complicato tutto. Anche perché poi, ripeto, Di Francesco ha mostrato confusione, è passato a cinque dietro, e in poco tempo ha cambiato diversi moduli. E la squadra ne ha sofferto. I troppi cambiamenti sono pericolosi, in testa e in coda.

Ad esempio?
L’Inter di Conte ha provato a giocare con il trequartista ma è subito tornata al 5-3-2. I giocatori non devono avere cambi di sistema. Il Cagliari ha avuto confusione e già faticava. Di Francesco pensava di poter trasformare Joao in una punta esterna, con Nainggolan che potesse fare l’intermedio di corsa e di gamba. Detto che non sappiamo cosa sia successo, si è vista troppa confusione. Sarebbe interessante conoscere quale sia stato il confronto dell’allenatore con la società. E qui si pone il primo problema: con chi parlava e che garanzie aveva Di Francesco?

Andava esonerato prima?
Difficile dirlo. Di certo, chi arriva ha bisogno di tempo per trovare le corde giuste ed entrare nella tattica e nella testa dei giocatori. Sì, forse sarebbe stato meglio cambiare prima. In genere, la risposta la dà il campo. E sono d’accordo con Allegri che critica chi dice e pensa che il calcio sia per pochi adpeti. Il gioco è semplice, bisogna fare le cose facili. Semplici ha fatto cose normali, li ha messi in campo e ricompattati. E i risultati si vedono.

Anche qui un esempio può aiutare.
Certo, basta pensare a Pirlo e la Juve. Grandissimo giocatore, si è ritrovato ad allenare i campioni d’Italia, senza poter fare il ritiro, ha proposto un gioco nuovo, con slittamenti e modifiche: Cuadrado che si abbassa dietro, l’attacco rapido e sistematico alla palla, un po’ come il Barcellona di Guardiola. Invece la Juve ha vinto diversamente. Bassa, solida, in attesa e pronta a ripartire. Ecco, servivano cose facili. E torno all’Inter: Conte ha fatto cose normali con una squadra forte. Pirlo al primo anno da allenatore da serie A non doveva inventarsi nulla.

Torniamo in coda. I cambi hanno aiutato un po’ tutte le pericolanti. Solo il Crotone non ha cambiato marcia nel dopo Stroppa. Sensazioni?
Intanto, ho sentito Cosmi in tv dire che a Crotone  ha a disposizione solo due, tre pedine adatte alla categoria. Un’affermazione quanto meno inopportuna. Ma se guardiamo il Torino, dico che Nicola è normale e Giampaolo non è certo un idiota. Il Cagliari ha trovato in Semplici, davvero genuino e semplice, cose normali.

Qual è la sorpresa stagionale?
Joao Pedro. Ha dimostrato, dopo i 18 gol dell’anno scorso, la riconferma in A in doppia cifra, con numeri molto importanti. Non è mai facile stare sugli stessi livelli.

Chi, invece, è stato al di sotto delle aspettative?
In una stagione strana, tra Covid e infortuni, mi viene in mente Simeone. Giocatore con buone qualità, fiuto, inserimenti, capace di lottare come un matto. È partito bene ma è scemato.

E Nandez?
Ha passato mesi sballottato in ogni zona del campo, anche al centro. Ha addirittura giocato a due in mezzo con Marin: entrambi non hanno le giocate da play. Nel suo ruolo fa bene ma poteva fare meglio. Mentre spendo un rammarico per un giocatore che mi ha impressionato: Rog. È stata una grandissima perdita.

 

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