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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari: miracolo sui titoli di coda

Dall’inferno al paradiso in 2’. Il 4-3 in rimonta nel recupero sul Parma premia tenacia e ferocia agonistica. Epilogo incredibile alla Sardegna Arena

4’58”: il sinistro di Pezzella inchioda il Cagliari. Il match che vale una stagione per entrambe, inizia così. Con il Parma che ha il fuoco negli occhi: sul corner da cui nasce il gol ci sono sei ospiti in area. Rossoblù più molli: il primo tiro (Nàndez in curva) arriva al 12’. Poi, c’è l’ottimo Vicario. Mentre Duncan è lento. Joào Pedro compassato e lontano da Pavoletti, stenta ad entrare in gioco. Piace Nainggolan: pare quello vero. Bene anche Marin. Poi, Valeri indica il dischetto per braccio di Pezzella su assist di Zappa: il gomito è aperto. L’arbitro ci ripensa e non dà il rigore, ma il dubbio resta. Al 30’ il Parma raddoppia, la difesa rossoblù è da brividi. Anche Rugani guarda. Semplici chiede coraggio, la squadra è impaurita. Poi, riappare Pavoletti: alla centesima con il Cagliari il bomber la inzucca (22 di testa: meglio di tutti in A, in Europa più in alto solo Lewandoski) alle spalle di Sepe su traversone doc di Carboni. L’1-2 ricarica i rossoblù, aumentano i cross, tirano Nainggolan e Duncan. Manca all’appello JP10. E dietro, le tre reti sono un fardello pesante.

DALL’INFERNO AL PARADISO…. Il Cagliari riparte bene. Pressa, Nàndez e Nainggolan accelerano. Poi, Semplici leva Zappa e inserisce Lykogiannis. Il greco entra e batte subito in curva una punizione. Poi, la mazzata: Man trafigge Vicario. Ma i difensori sono di burro. Il 3-1 punisce oltremodo Radja e soci. La reazione è tiepida. Esce Rugani ed entra Pereiro, Simeone subentra a Duncan. Ma è Marin a riaprire la gara di destro: 2-3. Nainggolan sale nella cattedra che gli compete. Un tifoso scrive: poteva pensarci prima. Ma il Ninja è davvero sui suoi livelli. Di testa sfiorano la rete Joào e Pavoloso. Infine, il coniglio dal cilindro nel recupero sorprende tutti: Pereiro, 3-3 sinistro a giro, Sepe di sale. Poi, il miracolo Cerri: 4-3, di testa. Da fantascienza. L’inferno è stato scansato. Il Cagliari non è morto, l’obiettivo salvezza è ancora in ballo. Adesso, testa all’Udinese. La marcia, sinché la matematica non dice il contrario, verso il diciassettesimo posto prosegue.

GESTIONE SCRITERIATA. Scrivono bene i tifosi, loro sì, avvelenati. È stata costruita, senza ratio e con una tenacia allucinante impressionante, una rosa con lacune note da tempo (regista, due terzini). Hanno preso giocatori infortunati, da ricondizionare, a fine carriera. Pare difficile pensare di stare con le prime dieci del campionato con i giovani Zappa, Caligara, Tripaldelli, Tramoni o Luvumbo. Così come è stato impossibile salvarsi (bluffando con Zola) con i vari Husbauer, MPoku, Cop, Diakite, Gonzalez dopo essere partiti con Caio Rangel, Longo, Donsah e Crisetig. Stessa dinamica nel mettere ko il team, undicesimo in A con 47 punti di Rastelli prendendo Van der Wiel, Andreolli e Miangue.

La memoria spesso brucia. Ma a chi usa il cervello dovrebbe servire. Poi, con Maran a corto di difensori centrali, viene cacciato Castro e presi Pereiro e Thereau. A gennaio sono stati accompagnati a Elmas Faragò e Pisacane, importante in campo e nello spogliatoio. E si è corso al riparo con Calabresi e Asamoah. “Giocare con il regista non te lo impone il medico! Abbiamo Radja e Deiola”: il passaggio in tv che rende bene la cifra umana e imprenditoriale dell’Uomo solo al comando. Che dice come l’equivoco Marin play sia un errore di Di Francesco. Leonardo Semplici (ieri attento e con un filo di fortuna nei cambi) è avvertito. E chissà cosa rimugina Stefano Capozucca.

UMILTA’, QUESTA SCONOSCIUTA. “Scusatemi, ho sbagliato”. Con queste tre parole ci sarebbe stato da capire. E magari riflettere su imbarazzo e incompetenza. Invece no. Il capo, il patron, quello che decide tutto in perfetta solitudine. Che ha parlato a 48 ore da una partita scannata. Avvelenato, dice, chissà da cosa se non dalle sue stesse scelte. Chi ha scelto Di Francesco, storiella del prolungamento incluso, e Carta? Chi ha preso Zappa, Tripaldelli, Tramoni, Caligara, Asamoah e Marin per andare tra le prime dieci? E ha tenuto, con rispetto (un gol a fronte di tante prove opache, non basta) Lykogiannis, Pereiro e Cerri per la parte sinistra della classifica?

L’umiltà, dunque. O il farsi carico delle proprie responsabilità. Magari in conferenza stampa, allargata alle domande di tutte le testate giornalistiche. Sarebbe stato più corretto. Niet. Poi, tutti in ritiro. E ci si chiede: che senso ha tenere lontano i calciatori dalle famiglie, in periodo di lockdown con locali e bar sprangati e senza frequentazioni tentatrici? Si vince. Ma il mistero rimane.

SILENZI ASSORDANTI. L’Uomo solo al comando ha parlato a 48 ore del match. Rotto il silenzio. Ma un altro silenzio suona anomalo: com’è che il Centro di coordinamento dei Cagliari club non ha mai detto mezzo ba. Il corteo di auto che di recente ha scortato il bus della squadra da Asseminello alla Sardegna Arena è stato affettuoso supporto. Ma non solo. Perché, in modo civile e rispettoso, gli ultras non si sono fatti mai sentire in questa fase di stagione con diciotto sconfitte. Striscioni, cori, slogan: certo, con coprifuoco, distanziamenti e pandemia viene tutto più complicato. Un segnale preciso, che in altre occasioni anche meno compromesse, non è arrivato. Ci sarà una ragione?

 

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