L’allenatore dell’Everton vive in Inghilterra un buon momento sportivo, ma preoccupante per gli sviluppi del Covid-19 nel Paese in cui lavora: le riflessioni di Carlo Ancelotti
PANDEMIA. Carlo Ancelotti, uno dei più grandi allenatori italiani, guida l’Everton in Premier League. La sua analisi sulla pandemia legata al calcio, raccolta durante la trasmissione Radio Anch’io Sport su Radio 1 Rai: “Nelle ultime partite in casa abbiamo avuto duemila persone allo stadio, hanno cambiato totalmente ambiente e sensazioni. Purtroppo le cose sono cambiate nel Paese, è stato necessario chiudere nuovamente ai tifosi. Senza spettatori è difficile. Comprendo che il calcio sia uno strumento importante per i tifosi costretti a stare a casa, ma così è tutta un’altra cosa“.
IL CALCIO ATTUALE. Il tecnico di Reggiolo sostiene inoltre che “a livello tecnico è un calcio che sta cambiando, non so se per la pandemia o per altri motivi. Oggi c’è molta più ricerca del gioco verticale, si è tornati a considerare l’aspetto difensivo in maniera importante. Meno possesso palla“.
SOCIAL. “Zaniolo? I panni sporchi vanno lavati in casa e vale anche nel calcio, negli spogliatoi. Ma la vita privata e la pubblicizzazione rappresentano un danno per tutti, non solo per Zaniolo e i calciatori. Il calcio è un privilegio. Lavorarci è un privilegio, per me per i calciatori. Internet e i social hanno allontanato le relazioni personali. Incide fortemente sulla vita privata di tutti. Nell’Everton ci sono regole di comportamento, ma è impossibile evitare la presenza dei calciatori sui social. La gestione dipende dall’intelligenza individuale. La chiamo “la solitudine dello smartphone”, che riguarda non solo i rapporti nel calcio. Ma pure tra genitore e figlio, per esempio“: questa l’amara riflessione di Carlo Ancelotti. Come dargli torto?