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Il Cagliari, Cagliari, la tifoseria e un alfabeto per riflettere. E sorridere sperando in un 2021 che si tranquillo senza chiedere la luna

La nostra carrellata dell’ultimo dell’anno, tiene conto di quel che si è visto e sentito nell’anno solare. Dunque, dalla debacle apertasi a gennaio dopo aver viaggiato in top class con le prime sei del torneo, fino alla gestione Di Francesco. Con la parentesi Zenga nel mezzo. Cagliari ma non solo. Ipotesi, curiosità, fatti e un filo di provocazione per tifosi esperti, tolleranti e con lo sguardo che va oltre lustrini e botti di San Silvestro. Lettura vietata a permalosi, insicuri e figli del vento. Un augurio sincero a voi e ai vostri cari per un 2021. Se non gioioso, almeno normale.

A come serie. I tifosi di Palermo e Padova, Bari e Vicenza, Reggio Calabria e Siena, Catania e Perugia sognano la A. Darebbero l’anima per risalire. La categoria va custodita con passione. Senza voli pindarici e marketing a dettare legge. Occorre anche realismo e umiltà. I sardi intuiscono e capiscono.

Bregungia. Beneficienza e solidarietà si esprimono in silenzio. Senza fanfare e cronisti convocati ad hoc. I doni, specie per la collettività e gli ultimi, avanzano nell’ombra. Sempre e comunque. Personale sanitario, bambini del Microcitemico, quartieri meno abbienti ringraziano. Ma la storia chiede riserbo. E il discorso vale per tutti.

Centenario. Una scaletta da stagione di festa, inclusione e aggregazione. La pandemia ha scritto la parola no all’amichevole Italia-San Marino, al match delle vecchie glorie e ad altri eventi progettati per il secolo di vita dei colori rossoblù. Il Covid? Una ruspa di morte e dolore. Dicono che abbia riportato un po’ tutti con i piedi per terra. Speriamo.

Diego. Sì, l’addio a Maradona ma anche a Paolo Rossi, Pierino Prati, Mario Corso e Pietro Anastasi. Ad allenatori, come Gigi Simoni, e presidenti: Luciano Gaucci (Perugia), Giuseppe Gazzoni Frascara (Bologna), Lorenzo Sanz (Real Madrid). Ci hanno lasciati anche Kobe Briant e Donato Sabia. Il 2020 ci ha portato via le sonorità di Ennio Morricone e le parole di Luis Sepulveda. Rip.

Esempi. Di appartenenza e comportamento. Il calcio è passione e denari, inutile farsi troppe illusioni. La storia svela una città che ammalia. Con una squadra che ne ha viste tante. Ma per i cento anni va ricordato Tonino Orrù presidente dei presidenti, dal quasi fallimento e la C2 alla risalita in A. In piedi.

Facebook. Un plauso speciale per gli aficionados di Calcio Casteddu: commenti puntuali, pertinenti, aggiornati. Talvolta, aggressivi. Ci sta. La comunità onesta non teme confronto e critiche, anche aspre e mordaci. Supera le apparenze, ha, e deve avere, memoria. Però, respect! Gli eccessi non servono.

Gioielli. Cragno, Pavoletti, Walukiewicz. Forse, Simeone e Rog. Il tesoro rossoblù, per il presente e il futuro. Le risorse ricavabili vanno gestite per rinforzare e completare la rosa. In un mix, anche prospettivo, tra giovani ed esperti. Il mercato di riparazione si avvicina.

Hotel. Il simbolo del soggiorno di Walter Zenga: tre mesi d’albergo in perfetta clausura. Quindi, il debutto. La salvezza è arrivata, la vittoria sulla Juve già campione d’Italia ha fatto gioire la tifoseria. L’hanno illuso sulla riconferma. E non l’ha mandato a dire. Benedetta trasparenza.

Inquinamento. Un gruppo di lettori di Uta e Assemini chiede a che punto siano le bonifiche ambientali del sito di Macchiareddu su cui insiste la Fluorsid. Il tribunale di Cagliari ha condannato l’azienda del patron del Cagliari, Tommaso Giulini, a lavori di ripristino per circa 22 milioni di euro.

Lykogiannis. Non è diventato Roberto Carlos ma non è neppure un bidone da Eccellenza. Charalampos rimane esempio di dedizione e lavoro. I compagni lo raccontano come perfezionista. Come lui, i croati Pajac e Bradaric. Il primo non ha legato con la società. II regista pure. Forse, sarebbe servito.

Mercato. Cerri, Pisacane, Pereiro, Pajac, Oliva, Ceppitelli, Pinna, Caligara. Più Faragò e Carboni. Il club è a secco, deve fare cassa per rinforzarsi. Torna Nainggolan e si pensa anche a due esterni pronti e affidabili anche in difesa, la lista può contenere anche Joao Pedro. Follia? Mica tanto se il Toro sgancia dieci milioni.

Nandez. Motorino perpetuo, con tecnica e senso offensivo che coglie al momento giusto. L’uruguagio vale i 36 milioni della clausola rescissoria. E comunque, tenuto conto del blackout economico, non meno di trenta. Identico discorso fatto per i gioielli. Il mercato potrebbe riservare sorprese.

Olimpiadi. L’anno ha spazzato via giochi di Tokyo, Europei di calcio e tutto il resto. Il Coronavirus è entrato di prepotenza tra club e grandi campioni, macchine sportive e agonistiche seguite nel dettaglio. L’auspicio? Ci rifaremo.

Penultimo. Il Cagliari saluta un 2020 da incubo. Diciassette sconfitte, dodici pareggi e sei vittorie. I punti? Trenta in 35 gare con 40 gol fatti e 60 subiti. Peggio ha fatto il Torino (26), al top il Milan (79). Meditate gente, meditate.

Quagliozzi. Con Roberto, Emanuele Gattelli e Pino Bellini: esempi di attaccamento senza clamori. A una città, una maglia, una terra. Nell’80/81, sesti in A con Brugnera e Virdis, Lamagni e Osellame, non c’erano social né ultras da compiacere. Le comparsate in tv erano poche, le amicizie vere. Bei tempi.

Riva. Sul grande Gigi, le righe si scrivono da sole. Icona dei tempi che furono e che saranno, matrice di riscatto, anche sociale ed economico, di una regione e dei suoi guerrieri, spesso bistrattati o truffati da potentati aridi e avidi. Rombo di tuono, a Chent’annos.

Stadio Lo stadio nuovo? Sulla carta. Tra legittimo confronto nell’assemblea civica, tempi di un iter complesso, idee sul restyling globale della zona, restituzione, annunciata dal club, delle cubature destinate al commerciale dato in affitto. La struttura era attesa per il centenario. Poi, il Covid. Ma non solo.

T. tecnico. Eusebio Di Francesco ha idee, visione e cultura del bel gioco. Che richiede tempo e interpreti adatti. La via di mezzo non concilia il mantra dell’allenatore rossoblù con la fretta di passare all’incasso. Ovvero, stare tra le prime dieci. C’è da fidarsi. Ma, forse, ha detto qualche sì di troppo.

Uribe. Julio Cesar, genio e sregolatezza. Il peruviano, meteora ricordata dai tifosi in quest’annata delle cento candeline, faceva ammattire tutti. È durato poco. Come Fabian O’Neill. Nell’aprile scorso ha detto: “Ho sperperato 14 milioni di dollari, a Cagliari mi urlavano ubriacone. Ma rifarei tutto”. È andato alla Juve, adesso lavora in un bar e aiuta un allevatore nella sua Uruguay. Suerte.

Vertici. La cultura degli yesmen nell’imprenditoria, ma non solo, non ha mai prodotto grandi risultati. Meglio friggere un po’, incassare e rispettare critiche, pareri e punti di vista divergenti. Utili per produrre soluzioni e rapporti efficienti e durevoli. Al Cagliari, sul tema, si registra calma piatta. Un bene, un male? Lo dirà il tempo, da sempre galantuomo. Anche con chi non lo è.

Zola. Del campione di Oliena, marchio strepitoso dei sardi soprattutto in Inghilterra, si registra una frase recente: “Quando sono di cattivo umore e ripenso agli anni del Cagliari, mi si forma un piccolo sorriso dentro. E sto meglio”. Vale sempre e comunque.

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