Allenatore del Cagliari per poco più di due campionati tra il 2015 e il 2017, Massimo Rastelli rievoca in esclusiva per i lettori di Calcio Casteddu la sua esperienza umana e professionale in Sardegna
RIFUGIO. Metti una sera di luglio, a 800 metri sul livello del mare. Il tramonto attende dietro l’angolo. Nella strada principale non passa praticamente nessuno, a parte un’aria frizzante che ristora dalla calura, a cui il campidanese è più avvezzo. Lui ha appena trascorso una giornata di relax e “quanto abbiamo mangiato, mamma mia. Poi, l’ospitalità dei sardi è sempre meravigliosa”. Mi introduce Lallo Pili, un signore dalle tante primavere e lineamenti antichi. Ma io e Lui ci conosciamo già, non c’è bisogno di troppi preamboli. Vengo accolto da un sorriso disteso, non ci vedevamo dalla fine della sua avventura a Cagliari nel 2017. Lui è Massimo Rastelli, in vacanza nell’Isola, “per scoprire un bellissimo entroterra e godermi un po’ di mare, le bellezze che non avevo mai visto senza lo stress dei periodi di lavoro”. Mentre il calcio italiano vive le lungaggini della crisi Coronavirus, lui è a spasso. Senza panchina. L’ultima avventura in B con la Cremonese non è andata bene. Con una smorfia amara confessa: “preferirei non parlarne”.
RICORDI. Nella serata aritzese, allora riprendiamo dalla Sardegna: “Ritornare su questa terra, dopo essere stato l’allenatore del Cagliari e tutto ciò che ho vissuto in quei due anni e tre mesi, ha un sapore diverso. Sono fiero, profondamente orgoglioso per i traguardi raggiunti alla guida della squadra rossoblù. Però un retrogusto amaro c’è ancora, anche se i bei ricordi li porterò sempre dentro. Mi riferisco alla sensazione di non essere stato riconosciuto appieno, per il lavoro svolto. Chiaramente, assumo le mie responsabilità perché ho di sicuro commesso degli errori nella gestione tecnica. Però, sostengo che il buon lavoro fatto e gli obiettivi centrati da quella squadra non siano stati amplificati come avremmo meritato. Dinamiche che, lo si voglia o no, fanno parte del nostro mestiere”.
ISOLA. Rastelli è molto affezionato alla Sardegna e alla gente di Cagliari: “L’ho vissuta tanto questa regione, una meta fissa delle vacanze già dagli anni Novanta quando ancora giocavo. Prevalentemente mare, costa settentrionale o meridionale. Ora sto scoprendo di più altre località meravigliose: Cala Sinzias, Tuerredda, Costa Rei, Cala Gonone. Ritornare, ogni volta, è come riavvolgere un po’ il nastro e ricordare il giorno che arrivai qui. Fui subito accolto benissimo, è stato così anche in seguito per il resto della mia permanenza. Ora ritorno ancora più volentieri, pure per visitare qualche caro amico come Giuseppe, il figlio di Lallo”. (FINE PRIMA PARTE)