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Cinque presidenti, cinque qualità

Il Centenario non può che essere occasione di ricordare coloro che hanno fatto la storia passata e contemporanea della società rossoblù

“Datemi un buon portiere, un centrale roccioso, un play maker con discreta visione di gioco, un centravanti cattivo, e vinco lo scudetto”. Queste sono le parole di qualsiasi presidente di una società calcistica di Serie A.
Ed oggi, invece, riportiamo proprio ai presidenti che si sono accomodati sulla poltrona più “alta” della società rossoblù ed alle loro principali peculiarità:

ENRICO ROCCA, ESSENZIALITA’. La squadra è appena retrocessa in serie C, la contestazione dei tifosi divampa, i debiti pure. Ma quest’uomo dall’aspetto assolutamente diplomatico ha condotto sapientemente la società fino alle soglie dello storico scudetto. Dedicandosi al necessario e trascurando il superfluo, ha di diritto un posto nella hall of fame dei patron rossoblù.

ANDREA ARRICA, SCALTREZZA. In una sola parola, una volpe. Ricoprì l’incarico di vice presidente, ma gli affari fatti, e soprattutto le modalità, dall’uomo di Santu Lussurgiu farebbero “rosicare” qualsiasi direttore sportivo del mondo. Fu lui a portare a Cagliari Gigi Riva, anticipando gente del calibro di Paolo Mazza e Fuffo Bernardini. Le sue pennellate hanno realizzato la Mona Lisa esposta nel cuore di tutti i sardi.

TONINO ORRU’, PASSIONE. Prendere una società sull’orlo del fallimento, con dieci miliardi di passivo (e parliamo del 1987) ed iniziare un lungo percorso e facendo pure ricorso alle proprie risorse finanziarie, non può che chiamarsi passione. Tra le mani aveva un mucchio di macerie, assieme ai suoi fratelli ha realizzato un castello.

MASSIMO CELLINO, COMPETENZA. Amato ed odiato dai tifosi, il buon Massimo da Sanluri è stato il patron più longevo dei cento anni di storia rossoblù con i suoi 22 anni di sodalizio. Considerato come il solito individuo che pensa solo al proprio portafogli, ha condotto in maniera mirabile la società sotto l’aspetto finanziario. Tutto ciò mantenendo la squadra nella massima serie per ben 17 anni e scoprendo talenti impiegando pochi denari ed ottenendo valutazioni importanti. Il tutto senza aiuti “esterni”, ma basandosi quasi unicamente sul proprio istinto.

TOMMASO GIULINI, CORAGGIO. Sostituire Cellino era impresa ardua. Ha portato nell’isola il modo di fare impresa classico dei milanesi, fatto di concretezza e pragmatismo. Gli errori commessi sono stati tanti, specie nello scegliere determinati individui, ma, specie in questa stagione ha avuto il coraggio di investire tanti denari per provare a fare quel salto di qualità mai riuscito veramente al suo predecessore.

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