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Cellino-Giulini, due presidenti a confronto

A completare il nostro pezzo sul Centenario nella sezione Cagliari 1920-2020 (oggi si è parlato della stagione 2014/2015), ecco le figure dei due ultimi patron

Due modi di gestire una società, due differenti vedute su come portare avanti quello che è considerato l’emblema di una regione e di un popolo intero. Il confronto tra le presidenze di Massimo Cellino (iniziata a giugno 1992 e terminata a giugno del 2014) e di Tommaso Giulini, quest’ultimo al timone da quasi sei anni

CELLINO. Il primo è considerato un patron accentratore. Lo è stato al Cagliari, lo è stato al Leeds e continua ad esserlo al Brescia. Tutto passava e passa per le sue decisioni. Dalla scelta del tecnico all’altezza dell’erba del campo di gioco. Non c’era una sola decisione che poteva essere presa senza il suo benestare. E questo è anche il motivo di come Cellino abbia sempre mal digerito i direttori sportivi: dal primo, Carmine Longo, ereditato dalla precedente proprietà della famiglia Orrù, fino a Nicola Salerno, forse quello con cui è riuscito a legare di più, ma attraverso un rapporto comunque mai privo di forti contrasti.

GESTIONE DIVERSA. In tutto questo Tommaso Giulini si differenzia notevolmente dal suo predecessore: da un presidente tuttofare si è passati infatti a un presidente assolutamente delegante. Con lui, ogni specifica mansione ha un responsabile. Sono tante infatti le figure all’interno della società, per un organigramma davvero ricco di ruoli. Giulini ama lavorare senza troppo clamore: i riflettori puntati non fanno per lui, così come non è amante dei colpi di scena. Può esserne un esempio il tema riguardante l’allenatore: dopo gli errori iniziali (leggi Zeman e Zola), la scelta di confermare un tecnico per tre stagioni consecutive, che ha inserito di diritto Massimo Rastelli nella ristretta cerchia dei tecnici più duraturi. Poi, nella stagione 2017/2018 con Diego López, che dopo la salvezza lasciò il posto a Rolando Maran, sostituito il 3 marzo da Walter Zenga. Inutile invece ricordare come Cellino non abbia mai resistito oltre un certo limite: quasi come se la figura dell’allenatore potesse in qualche modo diventare ingombrante e offuscare la sua, sempre in una posizione di assoluto predominio.

La scaramanzia, poi: praticamente assente nel presidente Giulini, mentre Cellino ne ha sempre fatto ampio ricorso. Curiosa la direttiva sulle file numerate allo stadio: impossibile trovare un seggiolino numero 17. Per i tifosi, ecco il meno ‘nocivo’ 16bis.

 

Insomma, due presidenti molto diversi tra loro, ma entrambi con la chiara intenzione di misurarsi col calcio che conta.

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