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1980: Cagliari, no allo straniero. Riva: “Il top per noi sarebbe il tedesco…”

Di questi tempi, esattamente 40 anni fa, il calcio italiano si apprestava a riaccogliere i giocatori stranieri dopo una lunga chiusura delle frontiere. Arrivarono campioni, onesti mestieranti e “bidoni”, però il Cagliari fu tra i pochi club a non cedere al fascino esotico. Scopriamo perché

MESI DIFFICILI. L’Italia pallonara, nella prima metà del 1980, non viveva certo in acque tranquille. Esplose lo scandalo del calcioscommesse, che travolse numerosi protagonisti di fama e gettò un’ombra pesante sulla credibilità del movimento. Nel bel mezzo della tempesta, ci fu da affrontare una questione importante. Forse trascurabile sulla carta, ma che invece costrinse i poteri calcistici a prendere delle decisioni degne di nota. In quanto aderente al MEC, Mercato Comune Europeo, l’Italia – e quindi la Federcalcio – subì pressioni per la riapertura al tesseramento di calciatori stranieri. Inizialmente ad atleti provenienti da Paesi membri del MEC, poi senza distinzione a livello globale. I presidenti di Serie A, affiancati in prima battuta anche dagli omologhi del campionato cadetto, si riunirono più volte per raggiungere un’intesa. Alla fine, la maggioranza sancì il benestare all’ingaggio di un calciatore straniero per squadra.

NO. Ma non tutte le società diedero il proprio appoggio all’iniziativa. Tra queste Ascoli, Brescia, Catanzaro, Como e… Cagliari. La squadra isolana, presieduta dall’avvocato Mariano Delogu, aveva sempre fatto parte del cosiddetto partito del “no”. Il motivo? Lo spiega nientemeno che Gigi Riva, all’epoca dirigente rossoblù, in una breve intervista rilasciata al quotidiano torinese La Stampa del 6 luglio 1980: “Non intendiamo prendere lo straniero per due motivi: primo perché ci manca il denaro contante per convincere un campione straniero a venire a Cagliari e secondariamente perché abbiamo fiducia nella nostra squadra così com’è“.

IL CAMPIONE. In quell’intervista, il campionissimo di Leggiuno fece una dichiarazione gustosa, da veri appassionati: “Il calciatore ideale per il Cagliari sarebbe il tedesco Schuster, e ci sarebbe molto utile ora che abbiamo venduto Casagrande. Schuster è il mediano di spinta del Colonia“. Non ce ne voglia “Rombo di Tuono”, ma il giocatore in questione era tutto fuorché un mediano di spinta: Bernd Schuster, classe 1959, si sarebbe rivelato in grande stile poche settimane dopo all’Europeo organizzato dall’Italia e vinto proprio dalla Germania Ovest. Biondo, ottimi piedi, dalla notevole visione di gioco e della porta avversaria, Schuster è stato uno dei migliori centrocampisti di quell’epoca. Tanto da finire sul podio del Pallone d’Oro per due anni di fila: secondo dietro al connazionale Rummenigge in quello stesso 1980 e terzo l’anno seguente. Senza contare la carriera che avrebbe fatto in Spagna tra Barcellona, Real Madrid e Atlético Madrid, con ben 15 trofei vinti. “Per ovviare all’assenza dell’asso straniero, poiché molti – o quasi tutti – hanno scelto attaccanti, noi scopriremo un difensore egualmente forte che possa fermare il campione avversario. Abbiamo giocatori in casa in grado di farlo“: così concluse il suo intervento Riva. Ci pensate, tifosi rossoblù, se il Cagliari fosse riuscito a portare Schuster in Sardegna?

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