
Proprio tre anni or sono l’allora terzo portiere rossoblù appendeva i guantoni al chiodo per affrontare un’operazione chirurgica
Arrivò a Cagliari il 10 luglio del 2015 per ricoprire il ruolo di terzo portiere dietro Storari e Rafael. Come mai è stato ingaggiato uno svincolato quarantenne?
Forse in pochi lo sapevano, ma le qualità di Roberto Colombo all’interno dello spogliatoio erano note agli addetti ai lavori e Massimo Rastelli era uno di questi.
Una carriera vissuta principalmente altalenando le categorie, mai impiegato in pianta stabile nella massima. arrivato nell’isola si guadagnò da subito il grande rispetto dei compagni, soprattutto del suo “collega” Storari.
Un uomo dai grandi valori, dalla forte personalità, ma caratterialmente molto affabile. Leader silenzioso, che sapeva come e quando parlare.
Da ricordare quando la società rossoblù lo mandò a parlare direttamente con la stampa dopo la terza sconfitta consecutiva casalinga contro il Perugia di Pierpaolo Bisoli, in un periodo nero per la squadra.
La stagione successiva fu al centro di un simpatico intrigo sul numero della maglia: durante il ritiro estivo scelse la 22, ma vi rinunciò per espressa richiesta del neo acquisto Marco Borriello, affezionatissimo a quella sequenza di numeri. Optò, dunque, per la 3, salvo poi esaudire il desiderio di un altro neo acquisto, Mauricio Isla. Prese infine la numero 13, ma non prima di essersi fatto una sonora risata con un giornalista che gli chiese: “Stai attendendo la fine del calciomercato per scegliere la maglia?”.
E fu così che a pochi minuti dalla fine della gara contro il Chievo Verona, che i rossoblù stavano conducendo per 4-0, Rastelli gli concede una sorta di standing ovation, facendolo esordire al posto di Rafael.
A margine della gara arrivò nella “pancia” del Sant’Elia per annunciare il suo ritiro dal calcio giocato per affrontare un’operazione chirurgica alla schiena.
Ammirevole la sua serenità, nessun rimpianto, sorriso sempre stampato sulla bocca e testa sempre alta. La società rossoblù sapeva di non poter fare a meno di suddette qualità e non impiegò molto a farlo entrare nello staff societario.
Oggi, infatti, il buon Roberto collabora con l’area tecnica di prima squadra, dopo aver ricoperto anche l’incarico di Team Manager.
