Il ct della Nazionale campione del mondo del 2006 ha parlato della situazione emergenziale che attanaglia anche il calcio

Marcello Lippi, ct che ha alzato la Coppa del mondo nel 2006, ha parlato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport della situazione che sta mettendo in ginocchio anche il calcio.

COME NEL DOPOGUERRA. “Genitori e nonni mi hanno raccontato dell’America. Roosevelt e Truman. La fame. I bombardamenti e la resistenza alla quale la mia famiglia aveva partecipato. E poi la ripartenza. Una parola che usiamo spesso nel calcio, al posto di contropiede, ma qui è molto più appropriata. Ripartire. Recuperare la voglia di vivere“.

CALCIO RIDIMENSIONATO? “Si è portati a credere che siano tutti viziati e ricchi, che pensino solo a soldi, macchine, belle donne. Demagogia. Ci sono quelli così come in tutte le categorie. Ma pochi hanno la stessa sensibilità sociale dei calciatori“.

IL TEMPO LIBERO. “Vedo i film su Sky, che ha lanciato due canali nuovi, e le serie su Netflix. Mi sto appassionando. Ho visto Designated survivor, sull’attentato al presidente Usa, e Ozark: mi spiaceva che fosse finita la seconda serie, ma ce n’è una terza per fortuna. I calciatori mi parlano della Casa di carta“.

LA RIPARTENZA. “Soltanto quando saremo a contagi zero. Non importa se a porte aperte o chiuse: non è questo il problema. Il problema è che impossibile non succeda qualcosa se una squadra, una cinquantina di persone in tutto, viaggia e incontra camerieri, cuochi, autisti… Solo quando questa guerra sarà vinta dovremo ripartire. Niente play-off o altre formule, per carità. Dodici giornate. Non è giusto che chi ha fatto sei mesi eccezionali debba giocarsi tutto in due partite, e lo stesso per chi sta lottando per la retrocessione“.

LA NAZIONALE. “Mi spiace per l’Europeo saltato, ma l’Italia è così forte che farà benissimo anche nel 2021. E aggiungo, con la passione con cui un nonno può seguire il nipote: recupererà giocatori importanti come Zaniolo. Magari per Mancini potrebbe essere quello che è stato per noi Totti“.