
Altra Caporetto per i rossoblù, che contro un avversario non irresistibile riescono nell’impresa di fallire un altro appuntamento per uscire dalla crisi
“Ma siamo ancora sesti!“. Questa frase è diventata il disco puntualmente ripetuto a partire da quel tragico finale di metà dicembre contro la Lazio.
Da lì una trafila di sconfitte, prestazioni al limite dell’imbarazzante (escludendo quella di Milano contro l’Inter), a cui si sono sommati clamorosi errori in fase di calciomercato invernale, nonché i fatti extra calcio della settimana appena passata.
Un cocktail micidiale a cui nessuno – né società, né allenatore, né tantomeno giocatori – riesce a porvi rimedio. E questo pomeriggio un’altra triste e pessima conferma.
Il Napoli (guidato da un tecnico bravo come motivatore, ma decisamente non altrettanto sotto il profilo tattico) si è dimostrata squadra non irresistibile, che non ha corso più di tanto, e a cui è bastato un semplice, quanto esteticamente bello, colpo da biliardo del campione. I rossoblù, dal canto loro, sono rimasti a guardare per quasi tutta la durata dell’incontro.
Cosa si sperava? Nell’errore dell’avversario? Rolando Maran in conferenza pre gara aveva predicato rabbia, cuore, coraggio. Probabilmente questi elementi sono rimasti negli spogliatoi.
Una squadra pressoché abulica, che ha pensato bene di lasciare isolato l’unico attaccante in balìa della retroguardia partenopea. La classifica dice che, per quanto corta, il Cagliari è al decimo posto e domani potrebbe essere scalzato persino dal Milan, altra squadra che i rossoblù hanno resuscitato ad inizio gennaio.
Siamo troppo “cattivi“? Probabilmente, ma il tempo di usare la cosiddetta carota è terminato, ed a volte è indispensabile utilizzare il bastone.
