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Joao Pedro: “La mia vita magica: dalla squalifica a quel gol al Milan…”

Seconda parte dell’intervista a Joao Pedro: “Doping? Un periodo complicatissimo. Ma col Milan ero certo che avrei segnato”.

PARLA JOAO PEDRO. Ventisei anni e la maturità di chi, nella vita, le ha vissute quasi tutte. Geraldino dos Santos Galvão, per tutti Joao Pedro. Una vita, raccontata dal brasiliano nel periodo più duro e nella gioia più grande, in un’intervista a tutto tondo rilasciata al magazine Cuore Rossoblù.

Di seguito la seconda parte dell’intervista (qui la prima parte; qui la terza parte).

LA NUOVA FAMIGLIA. Ho già un figlio e mia moglie è in attesa della sorellina. Un sentimento di gioia grandissimo. Può anche finire il mondo, ma io sono padre. Mia moglie? Ci siamo capiti subito. È una donna di carattere, testarda. Abbiamo sofferto ma stiamo vivendo un bel momento. Condividiamo tutto, gioie e dolori, sempre insieme. Viene sempre a vedermi quando giochiamo in casa“.

IL GOL AL MILAN. “Proprio la notizia di una nuova figlia l’ho avuta in concomitanza con Cagliari-Milan. La vita per me è un po’ magica: ero certo che avrei segnato. Così dopo il gol ho messo il pallone sotto la maglia per mimare il pancione. Credo a questi momenti stregati che la vita regala. Dopo sei mesi lontano dal campo, al primo pallone toccato con la punta del piede ho saputo esattamente ciò che avrei fatto“.

IL DOPING. “Francamente non ne parlo volentieri, fa ancora molto male. Un periodo complicatissimo. Mi fa star male ripensare a quello che ho sofferto, costretto a non poter giocare e ad abbandonare i miei compagni. È vero, una squalifica di quattro anni poteva distruggermi la carriera e invece sono stato assolto. Ma quel tempo di incertezza assoluta per me è stato lunghissimo: sapevo di non aver fatto nulla di sbagliato e questo mi faceva soffrire. La sentenza? Una liberazione. Volevo tornare a giocare e uscire da questa storia con la certezza che anche gli altri credessero nella mia verità“.

IL RITORNO. “Non ho mai smesso di allenarmi, neanche un giorno. Maran dopo un allenamento in vista del Milan mi chiese con grande delicatezza se pensassi di poter giocare una partita intera. Gli risposi: ‘Mister, mi sono allenato per sei mesi, posso giocare anche 180 minuti se vuoi!’

MOMENTI ROSSOBLÙ.La rete più bella? Quella col Milan. Il momento più emozionante? La promozione fu una grande festa, ma io preferisco il finale della scorsa stagione e la lotta per non retrocedere. Quella salvezza era difficile, ma ci siamo uniti insieme ai tifosi. Siamo stati uomini prima che calciatori. Sono esperienze che ti segnano e ti cambiano“.

 

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