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Rastelli: “A Cagliari non potevo sbagliare. Con la Cremonese presto in A”

L’ex allenatore del Cagliari è tornato ad allenare dopo un anno di stop. Ora Rastelli è tornato e con la sua Cremonese ha già conquistato due vittorie e una sconfitta.

PARLA RASTELLI. Massimo Rastelli a tutto tondo. Su La Gazzetta dello Sport ecco le parole dell’ex tecnico dei sardi, appena tornato in panchina, con la Cremonese, dopo un anno di stop. La squadra, le illuminazioni di notte, il presente e il futuro, ma anche il passato a Cagliari, con il match più bello e più brutto della carriera…

LA SQUADRA.La Cremonese che ho trovato è molto disponibile, predisposta al sacrificio e ben allenata. E’ stato semplice portare le mie idee. Certo, se mi hanno chiamato è perché volevano cambiare. Mandorlini non soddisfatto della squadra? Io sono abituato a trarre il meglio dalle rose che ho. Le valutazioni le faremo a gennaio. L’attacco? Montalto si è fatto male subito, Paulinho ha saltato diverse gare e ora si è fermato Brighenti. Ho tanti esterni e nessuna punta centrale. Ma la squadra crea di più, e se recupero Paulinho…”.

ILLUMINAZIONI.Io vado a letto presto e mi sveglio nel cuore della notte pensando alla squadra. Una volta con l’Avellino mi è venuta così l’intuizione per cambiare un 4-4-2 che non mi convinceva: siamo andati a Pisa, ho messo De Angelis trequartista, abbiamo vinto 3-0 e siamo volati verso la promozione in B“.

TATTICA E FANTASIA.Preferisco due attaccanti e il trequartista. Ma vivo di sensazioni e intuizioni. Come con Boultam. Nelle difficoltà mi esalto, ho provato…“.

AVVENTURE IN B. “Due esperienze diverse. Ad Avellino dopo la promozione abbiamo fatto due ottimi campionati, a Cagliari non potevo sbagliare. La Cremonese? Ho deciso di non aspettare la A perché qui si può costruire qualcosa di buono. Ho conosciuto il cavalier Arvedi, ha entusiasmo e vuol vincere. Subito o tra un anno. Quando mi è stato chiesto di vincere ci sono riuscito. Noi andiamo avanti in silenzio per cercare di giocarci al meglio i playoff, che danno coraggio a tutti. È una B strana: con meno squadre i giocatori più forti sono meno sparpagliati”.

RITORNO IN CAMPO.Un anno fermo è stata dura. Mi sono goduto la famiglia come mai prima. Ma ritrovare campo, fischietto e cronometro è la cosa più bellaL’ho vissuto con naturalezza. Io vengo dal basso, sono partito dalla C2 e ho vinto, come in C1 e in B, e sempre arrivando primo. Ma andrei in A anche da ottavo! A parte gli ultimi mesi, ho sempre lavorato e avuto continuità nei risultati: i presidenti ci danno le squadre per avere quelli».

MATCH: MIGLIORI E PEGGIORI.Il preliminare dei playoff con l’Avellino a La Spezia (2015), in dieci per un’ora con l’obbligo di vincere per passare il turno. E vincemmo 2-1 con un modulo pensato qualche notte prima. Oppure a Modena: non avevamo difensori centrali, adattai due o tre giocatori e vincemmo. In A dico la vittoria a San Siro con l’Inter dopo essere andati sotto. Non riesco a perdere. Sono stato male dopo il 6-2 a Sassuolo il primo anno di A: era a stagione quasi finita, ma poteva precludere la mia conferma.

PRESENTE E FUTURO.Allenare fino a 80 anni? Spero di sì, se no dopo che fai? Liedholm diceva che dal lunedì al sabato è il lavoro più bello, poi vengono quei maledetti 90’: io invece li considero benedetti, adrenalina pura. Farò come per i 40: non ci penso. Mi godo il presente, non guardo troppo in là. E il presente di Cremona mi piace un sacco“.

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