Dopo un iniziale periodo di ambientamento il terzino ellenico sembra aver preso costante possesso della maglia da titolare
Arrivato lo scorso gennaio dal club austriaco dello Sturm Graz, sembrava il salvatore della patria di un Cagliari in difficoltà sull’out mancino.
Troppo insicuro il giovane Senna Miangue e troppo utile a centrocampo per essere spostato sulla fascia il veterano Simone Padoin. Tutti elementi hanno ben presto portato Diego López ad affidarsi a Babis.
Il calcio del Bel Paese è decisamente superiore a quello austriaco, tant’è vero che sono state diverse le difficoltà inizalmente incontrate, vedi il suo scarso feeling con la fase difensiva.
Lui ama la corsa, il tiro, il fraseggio.
Contro il Chievo Verona uno splendido assist, una parabola con il contagiri per la testa di Pavoletti che ha ringraziato spedendo la sfera in rete.
A seguire prestazioni meno convincenti (in piena “sintonia” con il resto della compagnia) ed alcune noie fisiche che hanno suggerito al tecnico sudamericano di concedere nuovamente qualche chance all’omologo belga.
Contro la Roma un duello difficile contro il pimpante Cenziğ Undër. Nonostante il goal dell’attaccante turco, il buon Babies ha dimostrato i suoi progressi specie nella fase di contenimento dell’avversario.
Meno precipitoso nel tentare l’anticipo, maggiormente accorto e cauto in fase di propulsione.
A Firenze, infine, la sua performance migliore. Davanti a lui uno dei migliori elementi del palcoscenico italiano, Federico Chiesa.
La grinta e lo spirito mai domo classico degli antichi guerrieri greci, gli hanno permesso di limitare al massimo il gioiellino gigliato e, in stretta collaborazione con Padoin, ha serrato la fascia.
Il calcio di punizione con la quale ha favorito il goal vittoria di Pavoletti è stata la classica ciliegina su una torta da tre punti che ha profumato di salvezza.
Manca ancora un ultimo decisivo sforzo per centrare l’obiettivo, ma il guerriero dell’antica Grecia ha già risposto presente.