Non solo Joao Pedro. Nella giornata di ieri coinvolto nel doping anche il biancoceleste De Vrij
Rischia di trasformarsi in una partita molto più assurda di quanto ci si potesse aspettare, Cagliari-Lazio.
Le notizie di ieri, su entrambi i fronti, parlano infatti del ripresentarsi di un problema che francamente tutti pensavano fosse ormai sempre più esterno al mondo del pallone. Eppure il doping nel calcio esiste ancora, purtroppo. Lo ha dimostrato qualche mese fa Lucioni del Benevento. E, nella giornata di ieri il rossoblù Joao Pedro e il biancoceleste De Vrij.
A dirla tutta, dando anche per buona l’ingenuità e la buona fede dei calciatori coinvolti, il problema del brasiliano è ben diverso da quello dell’olandese, che pertanto non è stato nemmeno sospeso (almeno non ancora). JP10 infatti ha assunto un diuretico le cui tracce sono state rinvenute nelle provette dell’antidoping nei test post-partita delle trasferte contro Sassuolo e Chievo.
Per De Vrij invece si tratterebbe solo di un problema procedurale. Una firma mancata in una provetta o forse in un modulo, nei test del dopo Verona-Lazio. L’olandese, come spesso accade a fine partita agli atleti, era disidratato e avrebbe svolto i test in due tranche, dimenticando una delle due autenticazioni. Per questo il difensore sarebbe stato convocato in procura. Ma la vicenda ha ancora qualche lato oscuro: il capo procuratore Pierfilippo Laviani ieri non ha voluto ascoltare i medici della Lazio. Vuole sentire solo il giocatore. Che nel frattempo, nonostante avesse fatto intendere di voler chiarire subito, ha chiesto e ottenuto un rinvio a lunedì dell’incontro, in modo da far arrivare il suo avvocato da Londra e partecipare regolarmente alla trasferta di Cagliari.
Ma, anche qui, come segnala La Gazzetta dello Sport, c’è davvero bisogno di organizzare una difesa, se il problema consiste solo in una firma? Anche per questo motivo altre fonti parlano della presenza di un cortisonico nei test, che dunque sarebbero positivi. Tale sostanza sarebbe consentita, in quanto presente in molte infiltrazioni per gli atleti, ma solo se regolarmente dichiarata e preannunciata dall’atleta. Se non lo avesse fatto nel rispetto delle norme, la negligenza di De Vrij sarebbe ben più grave di una firma.