L’eliminazione precoce del Napoli da tutte le coppe ha fatto molto discutere, se non altro perchè si è trattato di un suicidio sportivo annunciato. La logica è comprensibile: concentrare tutte le energie sul Campionato e cercare di portare a casa un trofeo che quest’anno si presenta alla portata dei partenopei come non mai. Non importa se questo significa rinunciare all’orgoglio in campo internazionale, pazienza se si viene tacciati di mentalità provinciale; gli azzurri hanno fatto all-in sullo Scudetto.
E allora quel quarto di secolo trascorso dall’ultima apparizione del Cagliari in Coppa Uefa sembra riportarci a un passato lontanissimo, dove l’Europa non era considerata un terno al lotto ma una questione di prestigio. Per i tifosi isolani la stagione 1993/1994 è passata alla storia come quella della straordinaria cavalcata europea di Oliveira e compagni, ma non tutti ricordano che i rossoblù chiusero quel Campionato a due punti dalla zona retrocessione.
A far fuori i sardi dalla Coppa Uefa, in semifinale, fu l’Inter che poi vinse la competizione. Ebbene i neroazzurri chiusero la stagione in Serie A al tredicesimo posto su diciotto squadre partecipanti, appena un punto sopra al Piacenza retrocesso (retrocedevano le ultime quattro e ogni vittoria valeva ancora due punti). Sono passati ventiquattro anni e il calcio è cambiato molto. Più business, più calcoli, meno orgoglio.