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Un anno rossoblù fa: cos’è cambiato

Quello appena terminato è stato un anno molto particolare per il Cagliari, ricco di numerose storie e momenti. Rispetto alla fine del 2016, sono cambiate molte cose e, come si suol dire, è passata tanta acqua sotto i ponti.

L’ultima partita del 2016 coincise con Cagliari-Sassuolo 4-3, una partita passata alla storia recente del club per molteplici motivi. Quella sera al Sant’Elia Massimo Rastelli venne letteralmente riportato in panchina da Farias, che con una doppietta risolse la gara a favore dei sardi. Una gara complicata anche dal punto di vista disciplinare: Dessena venne sostituito e per tutta risposta uscì dal campo in malo modo, irrispettoso della maglia e del Mister, con il quale anche Sau non si comportò bene. Lo scampato pericolo di quella sera non lenì le spaccature dello spogliatoio, già minato dal caso Storari e certe goleade incassate. Per bocca dell’ex ds Capozucca, fu necessario spendere le vacanze natalizie per compattare i protagonisti di quella squadra e riportare il sereno. Il Cagliari riuscì a portare infine a casa una tranquilla salvezza con tanto di undicesimo posto in classifica, non male per una neopromossa.

Tuttavia, il positivo risultato sportivo lasciò aperto il dibattito sull’opportunità di confermare Massimo Rastelli alla guida tecnica. Un allenatore mai troppo amato dalla piazza: un’atmosfera a tratti decisamente esagerata, per un uomo che ha sempre mantenuto toni consoni ed educati nonostante tutto. Anche se, va sottolineato, a un certo punto della stagione il Mister aveva cominciato a “togliere la testa dal sacco” rispondendo alle critiche in conferenza stampa. La società decise di confermarlo anche per il 2017-18, come dire: raddoppio e rilancio, visto l’avvenuto potenziamento del suo staff. Avanti con Rastelli, quindi. Addio a Bruno Alves e Isla, benvenuti Cigarini e Andreolli.

Ma a poche ore dal debutto in campionato a Torino contro la Juventus, ecco lo scoppio della bomba: il cannoniere Borriello, che dopo un lungo tira e molla aveva rinnovato il sì al Cagliari, lascia la squadra per accasarsi alla diretta concorrente Spal. Una brutta pagina, in cui tutti gli attori coinvolti hanno avuto delle responsabilità, dato che dalla situazione si ritrovò danneggiata la squadra. Con strascichi social discutibili e di cattivo gusto. Caccia al nuovo attaccante, conclusa da Tommaso Giulini con l’ingaggio di Pavoletti (a peso d’oro, per le latitudini cagliaritane). L’inizio di stagione ha visto le preventivate sconfitte contro Juventus e Milan – di misura – con il Cagliari battuto ma incoraggiante. Il 10 settembre ecco l’inaugurazione della Sardegna Arena bagnata dal successo sul Crotone e una settimana dopo la preziosa affermazione sul campo della Spal. Un buon momento, drasticamente rovinato dai successivi tre tonfi contro Sassuolo, Chievo e Napoli. Il 15 ottobre si consuma l’ultimo atto dell’era Rastelli, con il 3-2 recapitato a Cagliari dal Genoa, in un pomeriggio tremendo per la brutta prova della squadra. Quel giorno esordì finalmente anche l’olandese van der Wiel, fantasma del bel giocatore ammirato a livello internazionale fino a qualche anno prima. Per Giulini fu la goccia che fece traboccare il vaso: poche ore più tardi, l’allenatore campano fu sollevato dall’incarico.

Dopo la ridda di nomi, un classico in questi casi, il ritorno a Cagliari di Diego López. L’uruguaiano viene richiamato nella sua terra d’adozione per dare una scossa alla squadra con la sua proverbiale “garra”. Ha giusto un paio di giorni per preparare la trasferta con la Lazio, arriva la sconfitta (3-0) ma l’atteggiamento sembra quello giusto. Nelle successive quattro gare arrivano tre affermazioni (Benevento, Verona e Udinese) che risollevano la classifica rossoblu. López imposta il Cagliari sul 3-5-2, puntando forte sulle fasce – in particolare sulla famosa “catena di destra” – e dando piena fiducia al giovane Romagna che diventa titolare inamovibile con merito. Nicolò Barella conquista unanimi consensi, segnalandosi tra i giovani italiani più in grado di rubare l’occhio degli osservatori: sarà impossibile trattenerlo a lungo in Sardegna.

La strategia è quella di catapultare il maggior numero di palloni in area per l’ariete Pavoletti, tutta un’altra punta rispetto a Borriello: perché non va dimenticato… la squadra ha dovuto cambiare completamente modo di giocare in attacco. Sau e Farias hanno avuto le polveri bagnate quali partner del nuovo acquisto. E allora ecco che il Mister inserisce João Pedro a sostegno, per non rinunciare al suo giocatore più fantasioso. Gli effetti sono contraddittori, fino all’inaspettato trionfo di sabato sul campo dell’Atalanta. Il sentore è che sia necessario intervenire sul mercato per sistemare alcune cose. In difesa sembrano in uscita Capuano e Pisacane, meno utilizzato dal cambio di guida tecnica. In mediana manca terribilmente un’alternativa vera al regista Cigarini, mentre sul versante offensivo ci sarà da sfoltire e affrontare diverse situazioni particolari.

Rispetto allo scorso campionato, nelle retrovie c’è maggiore equilibrio e movimento, a parte il derelitto Benevento. Ciò significa che in casa non si potranno più lasciare per strada tanti punti, ripristinando l’impianto cittadino quale ideale fortino del proprio cammino. In trasferta, segnali confortanti: se verrà attuato qualche accorgimento, le prospettive di crescita diventeranno obiettivo ancor più doveroso. La piazza rossoblù lo merita, per non aver mai fatto mancare il suo apporto alla squadra. Affinché tutto converga per una storia… da Serie A.

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