È stata una bella chiacchierata quella tra Paolo Condò, giornalista di Sky Sport, e l’attuale tecnico della Sampdoria, Marco Giampaolo. Durante l’intervista, c’è stato spazio anche per parlare del tormentato periodo trascorso a Cagliari.
Esonerato nel dicembre 2006, viene richiamato dall’allora presidente Cellino nel febbraio 2007 salvando poi la squadra. La storia si ripete il secondo anno, ma non si conclude con lo stesso percorso. “La seconda volta rifiutai di tornare”, spiega Giampaolo, “ero molto suscettibile e non incline al confronto, anzi. Ne ero proprio infastidito. Non c’erano le condizioni giuste, ormai i rapporti erano segnati e io nella convivenza forzata ci sto male”.
Il gran rifiuto, rinunciando così a un ricco contratto, fu accompagnato da un biglietto in cui ribadiva le sue ragioni. “Allenerò fino a quando avrò passione”, puntualizza il tecnico, “l’aspetto economico non mi fa vivere bene se non sono in pace con me stesso. L’orgoglio e la dignità per me significano molto, e non mi sono mai discostato da quella linea: lavorare liberamente, responsabile delle mie azioni”.
Un altro aspetto di questa storia: l’allenatore che viene chiamato al posto del tecnico di Giulianova, Nedo Sonetti, si dimette dopo poco facendo capire che non se la sentiva di lavorare in uno spogliatoio che aspettava soltanto il ritorno di Giampaolo. “Cellino in quel caso fu molto abile”, ricorda l’attuale allenatore blucerchiato, “ha sempre avuto un’intelligenza sopraffina. Sgombrò il campo da qualsiasi tipo di alibi che fosse ricondotto al mio ritorno in panchina. Così, con la rinuncia a sedermi nuovamente sulla panchina rossoblù, diede la giusta scossa ai giocatori che mi avrebbero rivoluto con loro. Insomma, giocò bene le sue carte”.