Ora sì che lo riconosciamo. Andrea Petagna è esattamente il giocatore che si è visto contro il Lecce. Un centravanti forte fisicamente, ma capace di giocare anche a testa alta e smistare palloni con la qualità di un numero 10. Non ha il senso del gol di Lautaro, non ha la rapidità di Osimhen, ma quando si tratta di proteggere palla e permettere gli inserimenti in area dei compagni ha pochi rivali in Serie A.
“Ho bisogno di giocare con continuità” ha detto più volte Petagna nel post gara. Chiede fiducia da parte del mister e della piazza, che dopo una prima parte di stagione incolore ha iniziato a perdere fiducia. Ricordiamoci però che quando si parla di Petagna si sta discutendo di un perno della prima Atalanta di Gasperini, di uno che ha trascinato la Spal per un biennio e di uno che per altri due anni è stato un importante attaccante di scorta del Napoli. Uno che Spalletti avrebbe tenuto nell’anno dello Scudetto.
Dunque attenzione a gettare la spugna troppo presto. A Lecce è arrivato un segnale importante dal giocatore, ma ovviamente non basta. Serve un mese di gennaio convincente, servono i gol. Che siano i suoi o che arrivino grazie a lui, non importa. D’altronde solo un anno fa anche Lapadula sembrava un mezzo “pacco” dopo la prima metà di campionato, poi sappiamo come è andata a finire quella stagione.