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Quando trema la Domus: vibrazioni come vento sulle ali rossoblù

Un racconto emozionale del cronista, rievocando la drammatica domenica pomeriggio all'Unipol Domus per Cagliari-Frosinone. Guai a nascondersi dai problemi che vanno affrontati: ma che nel frattempo si respiri. Si goda.

Il pubblico cagliaritano è probabilmente ormai rassegnato. D’altronde, quando la squadra del cuore sta perdendo per 3-0 a metà del secondo tempo, in un pomeriggio che ha visto tutto andare storto – dal rigore calciato contro la traversa da Mancosu, il quale ha poi colpito il palo con un colpo di testa. Il salvataggio sulla linea dopo l’incornata di Zappa – lo scoramento è fisiologico. Gli uomini di Ranieri, più volte, paiono vagare per il campo tra incredulità e frustrazione. Ma non mollano.

E quando Oristanio disegna la stoccata mancina che smuove il tabellino, è come se suonasse la sveglia per tutti. Per il Cagliari che si rinvigorisce; per gli spettatori di casa; per il Frosinone, che ancora non sa. Non può nemmeno immaginare cosa stia per accadere. Brescianini, autore del terzo gol ospite, cede alla pennica al limite dell’area e si fa azzannare da Makoumbou: il piatto sul montante più lontano gli regala la prima gioia in Serie A e innesca ancora di più le vibrazioni sugli spalti. Ormai ci siamo. I due tecnici sembrano pacifici a bordo campo. Di Francesco, quando si era ancora sullo 0-3, si era girato verso la sua panchina facendo chiari segnali: “Calma, non abbiamo ancora fatto niente“, sembrava essere il messaggio dell’ex Eusebio. Qualche metro alla sua sinistra, l’impenetrabile aplomb di Ranieri.

L’atmosfera, tuttavia, è ormai elettrica. Il terribile uno-due di Leonardo Pavoletti fa saltare per aria tutto, perché il Cagliari si dimostra di nuovo la squadra delle sconvolgenti emozioni. E allora mi perdonerete, cari lettori, se vi dico che lo sforzo di restare equilibrato nella mia postazione di lavoro è andato a farsi benedire. Alla mia sinistra ho abbracciato il collega Antonio Cinus, mi sono messo le mani tra i capelli nel guardare i rossoblù esultare sotto i Distinti. E una lacrimuccia è scesa, inutile negarlo. Perché il calcio, fortunatamente, è ancora capace di toccare corde emozionali. Nonostante il contegno che si prova a mantenere sul posto di lavoro, si soffre e si gioisce perché alla fine quella maglia la si segue ogni giorno con passione, si impiegano tempo, energie, pensieri, si macinano chilometri. La strada per questo Cagliari è ancora lunghissima: guai a nascondersi dalle cose da risolvere. Ma che nel frattempo si respiri. Si goda.

Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori?

(Pier Paolo Pasolini)

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