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Non è ancora tempo di ammainare le bandiere: il Cagliari è padrone del suo destino

La finale di andata alla Unipol Domus ha mostrato ancora una volta il carattere di una squadra che ha imparato anche a soffrire. I musi lunghi sono fuori luogo: Bari più rodato, ma la finale di ritorno è tutta da giocare

Non è stata certamente una gara noiosa, non avrebbe potuto esserlo. Da una parte il Cagliari, che per motivi di regolamento doveva ‘fare’ la partita per provare a vincerla, dall’altra il Bari, attendista come da pronostico. Il gol di Lapadula dopo otto minuti di gioco, però, ha praticamente capovolto i ruoli: biancorossi alla ricerca del gol, rossoblù più attendisti.

Paradossalmente quella rete arrivata troppo in fretta ha probabilmente frenato il giusto atteggiamento tenuto fin dall’avvio dalla squadra di Ranieri, che ha provato a controllare la gara, sfruttando poi eventuali sortite offensive. Il Bari, occorre dirlo subito, ha giustificato il pareggio finale e probabilmente avrebbe meritato qualcosa in più: la squadra di Mignani, certamente più rodata di quella sarda, e che ha chiuso la stagione regolare meritatamente al terzo posto in classifica, ha martellato il Cagliari sfiorando la rete in almeno quattro limpide occasioni. La grande vena di Radunovic ha limitato i danni, e anche Ranieri a fine gara lo ha ammesso senza problemi: pareggio giusto, con alcuni errori tecnici di troppo commessi. Lo stesso tecnico romano probabilmente avrebbe potuto valutare meglio alcuni cambi (Mancosu/Prelec e Lapadula/Pavoletti), ma non bisogna dimenticare comunque il valore dell’avversario. Innegabile.

Fanno riflettere piuttosto i diversi musi lunghi tra i tifosi a fine gara, con tanto di critiche (neanche troppo velate) sulla gestione dei novanta minuti operata dal tecnico rossoblù. Lo stesso Ranieri che ha finora compiuto un mezzo miracolo sportivo rianimando una piazza in piena depressione, e che veniva da almeno tre anni e mezzo di apatia e rassegnazione. Occorre ricordare che si tratta di una finale: tutti fuori tranne due squadre giunte al traguardo, di cui solo una salirà in Serie A. Critiche fuori luogo, dunque: comunque vada, il Cagliari ha già avuto la sua vittoria. Ed è una vittoria che non ha prezzo: A o B, la squadra rossoblù ripartirà da quella solidità che è mancata negli ultimi anni. E con la certezza di avere un uomo in panchina capace di qualsiasi impresa.

Ma non è certo questo il momento di mollare la presa. Non è ancora tempo di ammainare le bandiere: quella del San Nicola è la vera finale. Niente calcoli, niente risultati dagli altri campi, niente giochetti. Con una vittoria si va in A: il Cagliari è padrone del suo destino.

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