Boris Radunovic, oggi 27 anni, ospite del podcast ufficiale del club “Terzo Tempo”: il portierone serbo si racconta
“Nel Partizan Belgrado ho avuto la fortuna di lavorare al meglio, a 17 anni ho iniziato a giocare in massima divisione. L’Atalanta mi ha seguito per 6 mesi, e mi sono trasferito a Bergamo una volta compiuti 18 anni. Esordire in A è stato un sogno, così come giocare contro Buffon. Diventare padre è stato un’emozione inspiegabile, bellissima. Io e mia moglie ci siamo sposati a Cagliari nel gennaio scorso, nostra figlia Monika è nata all’ospedale Santissima Trinità“.
“La guerra… L’hanno vissuta i miei genitori, è stato terribile. Una vicenda che ha reso la popolazione più forte e ‘sul pezzo’. Belgrado ha visto la maggior parte degli eventi atroci di quel conflitto, oggi è una città aperta ed è stata voltata pagina. Non mi piacciono e non comprendo gli insulti per la mia provenienza, cerco di non dare importanza a chi li esprime e non arrabbiarmi“.
“Il passato da riserva? Desideravo non sentirmi inutile, il momento più difficile l’ho vissuto durante il Covid. Avevo conosciuto Rog prima di Cagliari e mi ha consigliato di venire in rossoblù. Non è stato facile entrare a regime dopo tanto tempo senza giocare: non stavo male da secondo di Cragno, ho cercato di farmi trovare pronto. La retrocessione è stata bruttissima. Ma ho pensato subito a restare e capire le volontà del club di puntare su di me. Credevo nella mia crescita e sono felice del lavoro che faccio con il preparatore Walter Bressan“.