
Una caratteristica che salta all’occhio del Cagliari più recente è l’eccessivo nervosismo. Lo si avverte nelle giocate e nella gestione globale della partita
FRAGILITÀ. La gara di ieri disputata in casa del Brescia ha rimarcato una caratteristica del Cagliari, da tenere nella giusta considerazione: la squadra si approccia alla partita in maniera troppo nervosa, con conseguente perdita di lucidità e cattiva gestione dei momenti chiave. Come lo spendere dei cartellini gialli inutilmente. Va benissimo la concentrazione, la grinta che raramente manca nella gestione Ranieri: guai se mancasse. Però c’è una latente fragilità.
GIALLI. Non parliamo dei cosiddetti falli tattici, in cui a volte la trattenuta o l’ostruzione rappresentano l’opzione migliore. Il problema è che c’è una tendenza a farsi ammonire, spesso nel primo tempo, con la conseguenza che i singoli ne vengono condizionati mentalmente negli interventi. Ieri, al Rigamonti, l’esempio lampante è stata la prestazione di Dossena: solitamente, uno tosto sull’uomo ma corretto. Primo contrasto, braccia larghe nel gioco aereo su un avversario e richiamo immediato da parte dell’arbitro. Uomo avvisato, mezzo salvato. Ha corso qualche rischio nel resto della gara, però è stato bravo (e fortunato) a cavarsela. Ma è stata la sua prova più nervosa in assoluto.
ENERGIE. I risultati non arrivano, le altre candidate ai playoff continuano a dire la loro e il Cagliari non si schioda dal segno X da 4 partite. Non si vince fuori casa, non ci si riesce nemmeno all’Unipol Domus. Il tempo passa. E, probabilmente, sta diventando difficile per i rossoblù gestire le energie mentali in questa rincorsa, in mezzo a continui infortuni e dopo mezza stagione buttata al vento. Claudio Ranieri dovrà essere molto bravo a toccare i tasti giusti: perché per arrivare in fondo al campionato in buone condizioni, le risorse nervose contano quanto quelle atletiche.
