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Como-Cagliari, la partita di Amedeo Baldizzone: un campione della vita

Pensi a Como-Cagliari, incrocio non proprio usuale tra i club. E viene in mente la storia di un difensore tanto promettente quanto sfortunato: Amedeo Baldizzone

PROMESSA. Quando Amedeo Baldizzone fu acquistato dal Cagliari nell’estate 1981, dopo uno stupendo campionato cadetto con l’Atalanta, si ritrovò in massima serie. Otto incontri dal rendimento molto positivo, che misero in mostra un difensore dal fisico poderoso, dallo scatto notevole e riconosciuto tra i giovani italiani più promettenti. Aveva appena 21 anni, tutto procedeva per il meglio. Baldizzone era diventato lo stopper titolare dell’allenatore Carosi, che gli consegnò la maglia numero 5.

UNA MALEDETTA CADUTA. Arriviamo al giorno che cambia tutto, nella vita sportiva e professionale di Amedeo. Domenica 22 novembre 1981. I sardi ritornano allo stadio Sinigaglia di Como, dopo lo 0-0 in Coppa Italia di settembre. Si disputa il nono turno di Serie A e Baldizzone è regolarmente al suo posto. Carosi gli affida da marcare prima Nicoletti, poi il vecchio bomber Calloni, invertendo i compiti in corsa con Lamagni. Ma in un contrasto vigoroso contro il citato Calloni, lo stopper rossoblù ricade male sul ginocchio destro. Il manto erboso comasco non ottimale completa l’opera, che trasforma la giornata in un incubo. Viene portato via in barella.

L’ULTIMA VOLTA. Gigi Riva, allora vicinissimo alle sorti del Cagliari in qualità di dirigente, aveva portato il ragazzo in Sardegna e si era così espresso su di lui: “Un giocatore coi fiocchi. Ha ventun anni, un fisico poderoso, una progressione eccezionale. Ha tutte le carte in regola per diventare un nuovo Facchetti“. Lo stesso campione nerazzurro aveva affermato di essersi rivisto parecchio nel giovane Baldizzone. Il tempo avrebbe invece detto che Como-Cagliari sarebbe stata l’ultima partita della carriera di Amedeo. Una distorsione importante al ginocchio e i legamenti danneggiati, gli interventi chirurgici, la ripresa dell’attività tentata con coraggio ma rimasta solo teorica. Il Cagliari lo aspetta, passa ai box tutta la stagione 1982-83. Passa poi al Piacenza e la storia si ripete, drammaticamente. A 24 anni, il bergamasco deve appendere definitivamente le scarpe al chiodo.

IL TENTATIVO. Eppure ci aveva tentato, con tutte le sue forze. Ma sappiamo purtroppo quanto fosse arretrata la chirurgia ortopedica rispetto a oggi. E nel caso di Baldizzone le cose non erano andate nel verso giusto, nonostante fosse stato operato all’epoca da un rinomato luminare a Saint-Etienne. Il giovane difensore aveva provato a recuperare il tempo perduto allenandosi con la Primavera rossoblù, quando le speranze erano timide ma ancora accese. Non ci fu verso. Si dedicò ad allenare, soprattutto categorie giovanili. Fino al cambio vita totale con la moglie Wilma e la nuova sfida in Spagna, a Barcellona, nel settore ristorativo. Poi la scoperta del male.

LA SCOMPARSA. Amedeo conosce il centravanti più temibile della sua vita: un tumore polmonare. Combatte come un guerriero, proprio mentre il pianeta scopre la lotta contro il nemico Covid-19. Le terapie e la tempra dell’uomo, oltre alle amorevoli cure dei suoi cari, allungano il suo percorso. Fino al 13 dicembre 2020 e la morte all’età di 60 anni. Un potenziale campione sui campi di calcio, un sicuro fuoriclasse della vita che ha onorato con dignità, nonostante questa gli avesse voltato le spalle in maniera crudele. E dunque, in occasione di Como-Cagliari, come non ripensare a lui? Riposa in pace, Amedeo Baldizzone. Ovunque tu sia.

(Si ringrazia per la gentile collaborazione Wilma Nicoli, moglie di Amedeo Baldizzone)

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