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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. Cagliari, la salvezza è possibile a patto che…

I segnali di Verona, più che per la classifica sono stati utili per autostima e convinzione. Tirar fuori il massimo è fondamentale senza cullarsi più di tanto sul mercato di riparazione

Il Torino in casa, quindi Inter a San Siro, Udinese in casa, Juventus allo Stadium. Quindi, si riparte. Le prime due? La Sampdoria a Marassi e a seguire il Bologna in casa, il 6 e 9 gennaio. Come detto spesso, non serve un genio per capire che rimettere la speranza in moto passa principalmente dalle gare con Torino e Udinese. Complicate, ostiche, da infarto? Sì, sarà così. Ma il campionato è questo. Tanto che con i tre pareggini, l’ultimo a Verona senza subire reti (altro segnale positivo), il Cagliari si è lasciato alle spalle la Salernitana e ha dimezzato il distacco dallo Spezia, quartultimo con 11 lunghezze. Detto che in mezzo c’è il Genoa di Shevchenko (10), la situazione è ancora recuperabile.

L’ASPETTO CHIAVE. Con l’Hellas, squadra decima in classifica che in casa ha fatto il 90 per cento dei punti, è apparsa da subito una garra diversa. Anche rispetto a quella che doveva essere la sfida della svolta, il derby casalingo tra ultime con la Salernitana. L’approccio, il saper duellare sulle seconde palle, il cercare di ripartire con ordine, al Bentegodi è parso di salire di livello. Ma, soprattutto, la terra di nessuno tra mediana e linea difensiva è stata ben presidiata. Anche grazie al lavoro di João Pedro e Keita Baldè, fondamentali nello spolmonarsi sul giro palla arretrato della squadra di Tudor. Dunque, difesa collettiva senza palla. Con densità nella tonnara di mezzo, copertura e filtro che ha limitato le incursioni e il palleggio dei veneti. Certo, non si può pensare che tutto sia stato risolto se Radunovic (davvero sul pezzo) ha salvato almeno tre palle gol e se l’ex Simeone gli ha messo tra le braccia una giocata che poteva condannare portiere e squadra. Dunque, niente illusioni ma ancora lavoro e tanto lavoro per il gruppo di Mazzarri.

UMILTA’ E PASSATO. Torino e Udinese (abbastanza simili per determinazione, fisicità e caccia agli spazi con più uomini sopra la palla, in avanti con velocità, un po’ cloni dell’Atalanta di Gasperini) non sono appuntamenti da prendere con la testa sbagliata. Si parte, e ci si deve  concentrare solo sull’undici di Juric. Si sgomita tanto nel dire che sarebbe stato il tecnico del Cagliari post miracolo salvezza di Semplici. Interpellato, con il tecnico ex Spal in salamoia, ha detto chiaro su lunghezza del contratto, ingaggio e premi step by step. Ha poi precisato, caso mai ce ne fosse bisogno, che ingerenze e intromissioni della società non hanno asilo nella sua conduzione. Infine, pare ci si sia messa anche la moglie, desiderosa di stare vicina alla figlia, studentessa universitaria a Milano. Il tema è poco interessante? Vero. Ma le notizie vanno inserite nel contesto giusto: il Toro, anche senza Singo e Belotti, è complicato da matare. Servirà un capolavoro di concentrazione, umiltà e fatica. Per l’Udinese si vedrà.

MERCATO INVERNALE. In questi giorni si dibatte molto anche di cosa e chi si dovrà cercare a gennaio per provare a tappare le falle in organico. Visti i precedenti, meglio non fare troppo affidamento sulle intuizioni societarie. A maggiore ragione con Stefano Capozucca che pare non essere più centrale e autonomo nel cercare pedine valide, pronte, sane, utili alla causa. Magari, ci sbagliamo. Pertinente un lettore che mi segnala anche Husbauer tra gli acquisti toppati in passato dalla proprietà. Certo, tra Rincon e Amrabat, il secondo pare più performante per varie ragioni. Ma sui nomi che circolano ora c’è da fare poco affidamento. Di certo, con Nández, Godin e Strootman, e chiunque abbia un’offerta, possibili partenti, il discorso deve riguardare un centrale difensivo, un play e un’attaccante. Sui terzini si può sorvolare e provare a tenere botta con Bellanova (molto bene) e Caceres. La Serie A va difesa a tutti i costi.

NOTARELLE
Mi piace il confronto, anche ruvido. Meno gli insulti gratuiti e senza fondamento: leggete sempre, se volete, fino in fondo. Il dibattito è sale della civiltà. Anche se io ci metto la firma e la faccia mentre la stragrande maggioranza di voi straparla con nomi di cartone. Parlate di astio. Ma sbagliate: metto assieme notizie, come scritto più volte, non posso aspettare il rogito del notaio per darle. Talvolta, può essere utile provare ad andare per indizi, mezze verità, tasselli da completare. Non vi piace, andate oltre. Ma (ripeto) al Cagliari non si muove foglia, dal chewing gum dei Pulcini al contratto di João Pedro e, senza che il patron metta becco. Ecco, e ve lo garantisco per averlo appurato direttamente in diverse stagioni. Questa è l’unica e sola ragione per tirare sempre in ballo la proprietà.

DAL CALCIO AL RESTO. Qualcuno mi accusa di non parlare di calcio o, addirittura, mi chiede cosa c’entrino le questioni tribuna stampa, lo stadio o l’azienda del patron. Detto che delle circa novemila battute i due terzi sono su gara, risultato, temi tecnici, il resto – dal territorio agli eventi che la società posiziona sul proprio sito e chiede ai media di pubblicare – è e deve far parte di un cronista che narra con scienza e coscienza. Sarebbe poco serio, anche per i lettori, il contrario. Altri segnalano che chissà cosa mi accadrà se la squadra si salva: ho festeggiato l’anno scorso e quello prima ancora.

E lo farò anche a maggio. Sono sardo, il club che rappresenta la mia terra qui e ovunque (e penso ai circa centocinquantamila emigrati) deve fare l’impossibile per mantenere la categoria. Ma faccio il cronista, verifico i fatti e, piacciano o meno, li scrivo. Che poi la squadra, anche quest’anno, sia stata disegnata in modo disorganico, andando a prendere giocatori acciaccati, pagandoli cifre impossibili, a fine corsa, duplicati di pedine già in casa, poco adatti alla causa, mostrando una chiara incompetenza pallonara, questo è un dato di fatto: il campo non mente mai. E se Bellanova ha le carte in regola per fare la A, nessuno lo nega. Purtroppo, è l’eccezione o quasi.

QUESTIONE STADIO. “Aspettiamo un passo del comune”, questa è la sintesi delle parole dette dall’Uomo solo al comando in tv, e non solo, sulla questione stadio. Nei giorni scorsi il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, ha ribaltato la questione. Dunque, chi dice balle? Un’idea me la sono fatta. Spero anche voi…

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