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Non solo Covid: il mercato del Cagliari è bloccato anche per strategie societarie discutibili

Considerata la crisi finanziaria dovuta alla mancanza di introiti ai botteghini, le cessioni di Cragno e/o Nandez erano prioritarie per operare in entrata: sfumata la prima, per la seconda si sta trattando. Con una società che non ha liquidità

Un’emergenza sanitaria che ha travolto tutto e tutti, ma non solo. Il mercato del Cagliari non decolla, e a una settimana dall’inizio della stagione, la situazione merita un’attenta valutazione, soprattutto alla luce di quel che è stato il campionato scorso e di cosa si è rischiato.

STRATEGIE DISCUTIBILI. La rosa al momento è assolutamente incompleta, con un mercato frenato (per usare un eufemismo) da almeno una cessione eccellente che tarda ad arrivare. La conferenza stampa di fine stagione del direttore sportivo rossoblù, Stefano Capozucca, aveva tracciato quella che sarebbe stata la via maestra: attenzione ai conti, almeno una cessione eccellente (Cragno o Nandez), abbattimento dei contratti onerosissimi come quello di Godin, che di fatto veniva messo alla porta. Una strategia quantomeno discutibile, che a due mesi da quell’incontro con i media ha prodotto un unico risultato: caos e operazioni impantanate, se si escludono gli arrivi in prestito di Dalbert e Strootman. La cessione di Cragno, data quasi per certa, non c’è stata: il giocatore è rimasto in rossoblù, mentre è partito in prestito il suo secondo, quel Vicario che avrebbe dovuto prenderne il posto da titolare.

LA TRATTATIVA CON L’INTER. Sfumata la cessione del portiere di Fiesole, l’altro ‘gioiello’ in rosa sacrificabile era Nandez. Dopo la cessione di Hakimi, l’Inter manifesta subito l’interesse per l’ex Boca Juniors, ma la trattativa appare subito complicata perché i nerazzurri vogliono il giocatore praticamente gratis: prestito con diritto di riscatto. Giulini non ci sta, ma la trattativa va avanti. E al 6 agosto è tutto ancora in ballo. Il giocatore è tornato in Sardegna, ma ancora non conosce il suo futuro. L’affare si complica, anche perché legato a doppio filo al terzo ritorno di Nainggolan in rossoblù. E  la situazione è più grave di quel che si pensa. La trattativa è stata intavolata infatti con una società, quella nerazzurra, al limite del disastro finanziario: secondo quanto riportato dal direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, i debiti della Beneamata ammontano a circa 900 milioni di euro. In essere anche due prestiti: uno di 275 milioni col fondo Oaktree (con 30 milioni di interessi all’anno), l’altro da 375 milioni (con 20 milioni di interesse sul groppone). Una situazione dunque drammatica, che non consente ai cinesi interisti di muoversi sul mercato se non per cedere il più possibile. Ma tutta questa situazione era ben nota da subito: perché insistere e arrivare al 6 agosto (e chissà ormai fino a quando) per continuare una trattativa su Nandez che non arriverà mai a quanto richiesto dal Cagliari, e cioè alla fatidica cifra dei 36 milioni di euro di clausola, e che nemmeno si avvicinerà?

L’AFFARE GODIN. In quella ormai arcinota conferenza stampa di fine stagione, Capozucca ammise testualmente che “la società non si può permettere il giocatore: il suo ingaggio è troppo alto”. Dunque, una sorta di foglio di via per un difensore di sicuro affidamento come Godin, che solo un anno prima era stato annunciato come un grandissimo colpo. Ma prima di quell’annuncio, il giocatore è stato messo al corrente della nuova strategia societaria o si è pensato magari di indurre l’uruguaiano a lasciare sul piatto il suo cospicuo e regolare contratto?

Insomma, un mercato totalmente fermo, sia in entrata che in uscita, che non promette nulla di buono, alla luce soprattutto di ciò che si è rischiato lo scorso campionato. Troppe situazioni sono state gestite in maniera quantomeno discutibile: si poteva evitare?

 

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