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IL DRIBBLING DI… Mario Frongia. L’Hellas Verona sbrana i rossoblù: il dramma retrocessione è nitido

I sogni di rimonta sbattono sui veneti. Bisogna crederci fino alla matematica con nove gare ancora da disputare

I big, o presunti tali, non fanno i big. E quelli normali vanno, se possibile, anche al di sotto dei propri mezzi. Purtroppo, come denunciato in tempi non sospetti su queste pagine, l’abisso è a un passo. Ma bisogna crederci finché la matematica non dà il responso definitivo. Per ora, si raccoglie il frutto avvelenato fin dal via, la genesi di un progetto tanto ambizioso quanto sgangherato e scriteriato. Un filotto che sta mettendo drammaticamente in gioco la Serie A. Una follia. Condotta senza lucidità e buon senso, con eventi ad effetto, scelte suicide o poco più. Se si è terzultimi e virtualmente retrocessi, c’è poco da sorridere. Ma la stragrande maggioranza dei tifosi ha da un pezzo perso speranze e pazienza. Chissà se la proprietà avrà il coraggio di dire qualcosa. Da Di Francesco al ds, ad acquisti e  cessioni, un incubo comunque la si giri. Un fallimento cosmico. La colpa? Nel manico, come si dice un po’ ovunque.

AL DI SOTTO DI QUALSIASI ASPETTATIVA. Cagliari-Verona: si parte con Juric, tuta e scarpe da jogging, che salta e accompagna i suoi con applausi e urla. Semplici, giacca e cravatta, mani in tasca o in conserta, replica con pacatezza. Poi, gli sfugge una legittima maledizione. Il tecnico toscano si è giocato tanto. E le due settimane, annunciate come fondamentali per la costruzione del gioco, la manovra fin dal basso e una gestione della palla basilare per risalire la classifica, sono trascorse invano. Alla Sardegna Arena si soffre. Ma in questa stagione, anno del centenario, non è una notizia.

IL LANCIO LUNGO. Zappa incrocia Zaccagni in area: Doveri fa giocare. Cragno in vetrina su Veloso, punizione insidiosa. Il Verona mette più testa e vigoria, fa la partita. Gli ospiti occupano meglio il campo, dominano su palle alte e nelle marcature, paiono più freschi. Si soffre. Dopo 19′ arriva il primo break del Cagliari, Nainggolan ruba palla e Joào Pedro impegna l’ex Silvestri. Un segnale interessante. Ma con i lanci lunghi non si va da nessuna parte. Un tempo buttato al vento a cercare la sponda di Cerri o JP10, puntualmente anticipati. Forse, anche Simeone non al top sarebbe stato più utile contro una squadra fisica e tignosa come il Verona. Un dramma. Juric incita, Nainggolan lo rimbrotta. Finisce con un cenno d’intesa. Quindi, l’occasionissima da centro area, il sinistro in curva di Lykogiannis: quando si dice dell’adeguatezza alla Serie A.

TATTICA, CUORE, SCELTE. Le chiacchiere stanno a zero, la squadra parte e rimane molle. Sorpresona, Cerri dal via. Chissà la gioia di Pavoletti e Simeone. E quella dei loro team. Il calcio professionistico è anche questo. Ma se esistono le categorie, una ragione ci dovrà pur essere. Però, si può buttare nella mischia Cerri nella partita della vita? Dietro, la spunta Klavan. Out Ceppitelli, il centrale estone, reduce da prove insufficienti con Juventus e Spezia,  prevale su Walukiewicz, Calabresi e Carboni. Un tifoso scrive: l’infortunio infinito di Sottil (che con queste gare da dentro o fuori avrebbe fatto molto comodo a un Cagliari senza idee) è come la fascite plantare di Ceppitelli durata cinque mesi?. Un altro replica: “E Ounas spedito al Crotone, quanto ci sarebbe servito per provare a salvarci?”. Misteri rossoblù. Come Ionita, regalato al Benevento, in rete per il 2-1 della formazione di Filippo Inzaghi. Intanto, desta molta preoccupazione il volto di Stefano Capozucca che raggiunge gli spogliatoi tra primo e secondo tempo.

GIRA DAVVERO MALE. Nove minuti della ripresa e Barak trafigge Cragno: l’incubo è realtà. Un minuto dopo Cerri “de puntera” impegna Silvestri. Il centravanti ci riprova, ribattuto. Gli subentra Simeone: palo pieno! I dettagli che fanno la differenza. Ma la confusione è enorme. La palla pesa un quintale e si capisce che la situazione sia rovente. Il Verona in vantaggio pressa alto. Il Cagliari reagisce. Ci prova con Marin e Pavoletti, a lato. Poca roba. Finisce 2-0, Lasagna dopo 8′ di recupero.

NOTARELLE
1)
Che strano, niente ressa in tribuna. Le richieste degli sponsor devono essere state contenute. Il Verona non vale le big, con il pienone prontamente sanzionato, dalla Juve all’Inter. Magari, sarebbe stato positivo avere cento voci in più – imbucati o meno – per tifare Cagliari in una delle gare più delicate della stagione. Peccato.

2) Ancora strascichi di braccino corto e imprenditoria un tanto al chilo. Storiacce, per soldi non dati. Così come quanto dovuto nel 2017 al preparatore Esposito, due anni fa ai procuratori di Nàndez, fino a Cigarini e Cacciatore, piaccia o meno, messi ai margini e poi tagliati. Qualcuno dirà, pensa che perdita! Eppure, quando si parla del lavoro di altri, campione o comprimario, sarebbe meglio essere cauti. Adesso, la vicenda Despodov. Il bulgaro forse non diventerà Stoichkov. Ma, come tutti, avrebbe meritato rispetto. Giunto al Cagliari con le stimmate del campione, presentato con la fanfara e accompagnato dal fratello del presidente rossoblù, per avere i suoi stipendi (circa 34mila euro, mensilità di luglio e agosto, pare) è dovuto ricorrere alla FifPro, la commissione da hoc della Fifa. Un messaggio che non farà balzare di gioia la rosa e lo staff tecnico. E un applauso internazionale da incorniciare. Sigh!

3) Il radiocronista di Radiolina viene sanzionato per essersi abbassato la mascherina. Un lavoro duro e delicato. Le maschere sono inflessibili. Peccato che a due seggiolini di distanza il presidente del Verona Setti e alcuni dello  suo staff, la mascherina neanche ce l’abbiano. E per di più fumino come turchi.

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