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Esclusiva – Piras: “Crotone fondamentale. Se il Cagliari trova continuità può ancora salvarsi”

Secondo miglior realizzatore rossoblù di sempre chiede al gruppo di Leonardo Semplici un balzo in avanti. “Col Bologna devono dare tutto per vincere”

Viene da una famiglia selargina dai piedi nobili. Con in più un quintale di intuito per i rimbalzi di una palla. Ha giocato anche con i baffoni alla Pruzzo. Ha castigato difensori blasonati che hanno commesso il grave errore di perderlo di vista per un attimo. È stato capitano e bandiera, maturato tra cortile e casa. Pallone genuino, umiltà e quel genere di leadership che non necessita di annunci e reclame. Dai premi partita a trasferte, ritiri e allenamenti, il suo zampino a favore del gruppo non è mai mancato. Così com’era sul pezzo quando, ed è capitato, c’è stato da dare una mano al compagno o al tifoso in difficoltà. Per non parlare delle relazioni tra spogliatoio, tecnico e società. Gigi Piras, classe ’54, ha cavalcato il Cagliari dagli anni post scudetto fino al 1987. È stato delantero extralusso nella squadra che, allenata da Mario Tiddia, ha colto nel 1980/81 un sesto posto da favola. Ha chiuso con il La Palma, chioccia di una banda di ragazzotti emblema storico di un quartiere di poche migliaia di anime.

Un gruppo che con la guida di Bernardo Mereu ha disegnato un miracolo di buon calcio, volando dalla Prima categoria all’esaltante conquista della Serie C2. Piras, anche dalle parti di via S’Arrulloni e dell’Amsicora, ha lasciato un segno indelebile: 8 reti in 30 incontri. Poi, il trasloco in panca. Da allenatore naviga tra C2 e serie D. Dal Tempio al Progetto Sant’Elia passando per Gialeto, Carloforte, Monteponi Iglesias, Santa Teresa e, a più riprese, il beneamato Selargius. Gigi, dunque. Cartesio dell’area di rigore per movimenti imprevedibili e spazi da lasciare o prendere con il tempo giusto. Quel genere di fiuto che fa la differenza. Senza il quale non si giocano 377 presenze in rossoblù con 104 gol. Per dire, fonte Transfermarkt, meglio ha fatto solo Gigi Riva (367 e 200). Terzo di sempre David Suazo (275 e 102). Da registrare anche tre gare con la Torres. Animo e cuore. E dignità. La maglia rossoblù come seconda pelle. “Ho esordito che ero un ragazzino. Avevo 17 anni e ho segnato alla Fiorentina. Avevo al fianco mostri sacri, eppure dopo la partita sono rientrato a casa in pullman, ho preso il C-Rosso in piazza Repubblica”.

Pare un secolo fa. Davvero altri tempi
Sì, ma sono felice per quel che sono riuscito a fare. Venivo da Selargius e sono partito in ritiro a Palazzolo con vicecampioni del mondo come Albertosi, Niccolai, Domenghini, Gori e Riva, campioni d’Italia come Tomasini e Mancin. L’allenatore era Edmondo Fabbri.

Qual è stato il miglior momento?
Quando ho iniziato a giocare. Tre stagioni dopo lo scudetto, indimenticabile. Poi, metto la cavalcata in A con Tiddia, e ricordo, anche se siamo retrocessi, l’anno in cui Riva si è fatto male. Infine, non posso dimenticare l’anno di Toneatto, siamo arrivati agli spareggi. In quel gruppo, con Quagliozzi, Lamagni, Roffi, c’era davvero esperienza e temperamento.

I passaggi meno brillanti quali sono stati?

I due punti persi con il Lecce per l’arancia su Cannito. Ancora peggio la retrocessione ad Ascoli. Quell’anno avevano fatto chiudere, sbagliando, la carriera anticipatamente a Brugnera. C’erano in campo due ragazzini che avevano 38 anni in due, Goletti in porta e Loi libero.

Chi era il presidente?
Amarugi. Il Cagliari ogni anno vendeva almeno due giocatori tra i migliori.

C’è stata un’annata storta da cui ha avuto comunque qualche soddisfazione?
Sì, siamo scesi in B con Giagnoni ma siamo andati molto bene in Coppa Italia. Con diversi incassi, a partire dai cinquantamila spettatori per il Napoli, abbiamo salvato la società dal fallimento. I libri contabili stavano finendo già in tribunale.

Era il Napoli di Maradona
Un extraterrestre. Lo marcò Pecoraro Scanio.

In rossoblù è secondo all time per marcature. Soddisfatto o manca qualcosa?
Più che soddisfatto. Adesso mi auguro che Joào Pedro possa raggiungere prima Suazo poi me.

Gigi, qual è stato il gol più bello e quello più importante?
Il più pesante è stato quello segnato in coppa Italia a Torino con la Juve. Finì 2-2, all’andata avevamo pareggiato 1-1. Da lì abbiamo trovato il Napoli.

Piras

E la rete da cornice qual è stata?
La prima in A, con la Fiorentina all’esordio. Lascia il Sant’Elia e andai a prendere il bus per tornare a Selargius. Quando lo racconto, in tempi di macchinoni e contratti faraonici, ci credono in pochi.

A casa andavate a caffellatte e pallone?
Più o meno. Mio zio Gianni, fratello di mio padre, era tifoso sfegatato dell’Inter. Vincemmo a San Siro 3-1, due gol miei e uno di Quagliozzi. Rientrai da Milano, zio Gianni mi aspetto a casa: “Certo che potevi aspettare anziché segnare questa doppietta all’Inter. Tra due settimane arriva la Juve, dovevi e dovrai punire loro”.

Chi è stato il più forte della Piras family?
Tonio, scomparso troppo giovane. Toneatto l’ha fatto esordire in B al mio posto a Rimini. Aveva doti uniche, l’ha bloccato una broncopolmonite. Poi, ha ripreso a giocare dalla Prima categoria. Era un grande trascinatore.

Qual è la pagella degli altri fratelli Piras, Pierpaolo, Sergio e Aldo?
Forti, forse avrebbero potuto fare anche la B. Hanno giocato in Interregionale ma lavoravano come matti da mattina a sera.

Torniamo al Cagliari attuale. Qual è l’analisi?
Adesso non c’è tempo per fare filosofia. Con il Bologna mi aspetto un risultato positivo.

Passo indietro. La vittoria a Crotone ha riannodato i fili?
I tre punti presi allo Scida significano molto. Senza la vittoria anche il morale sarebbe stato a terra. Adesso, per provare a salvarsi serve continuità. Credo che il Torino non retroceda, bisogna agganciare Spezia e Benevento. Mentre credo che il Parma abbia perso tempo. Con D’Aversa ha cambiato modo di giocare ma se vinci 2-0 e ti fai riprendere in una partita decisiva, è complicato recuperare.

Oltre a Spezia e Benevento chi rischia?
Mancano 14 partite, i punti nel girone di ritorno sono sempre più pesanti, quasi tutte hanno obiettivi ben delineati. Mentre in avvio ci sono le coppe e le grandi cercano di andare avanti. Adesso, nessuno rischia più di tanto e i valori degli organici vengono a galla.

E siamo al Bologna. Come la vede?
Poche storie, è una di quelle partite in cui bisogna tirar fuori tutto, a partire dal carattere. Il Cagliari deve vincere, se inciampa spreca tutto.

Quali sono le maggiori insidie contro la squadra di Mihajlovic?
Il Bologna se la gioca, non sta lì a difendersi e ad arroccarsi dietro. Da questo si può anche essere avvantaggiati. Semplici ha capito, e non ci voleva molto, che bisognava riportare Nàndez a destra e avere cross per Pavoletti. Ha ridato ai giocatori serenità e li ha rimessi nei loro posti.

Cos’ha sbagliato Di Francesco?
Aveva un’idea di gioco, ha preso pedine congeniali al suo modo di vedere il calcio, con un approccio che mi piace. E penso a Ounas. Poi, si è accorto che questo gioco non si poteva fare. Ha tentato di cambiare spostando i giocatori. Ma mettere Nandez in mezzo al campo, del tutto denaturalizzato, è stato un errore.

Qual è stato il pensiero nell’ultimo mese e mezzo?
Anch’io, prima di Sassuolo, Atalanta e Lazio pensavo che Di Francesco ne sarebbe venuto fuori e la squadra potesse rimettersi in piedi. Ero allo stadio per Sassuolo e Atalanta, mi sono accorto dello scoramento dell’allenatore, con le incertezze in aumento. Appena in campo le cose si mettevano male, un passaggio sbagliato o un’uscita disordinata, vedevo un gesto di impotenza del tecnico. Da lì ho capito che bisognava cambiare. Ma rispetto Di Francesco, a Cagliari è stato sfortunato.

Quali sono le sorprese del campionato?
Quella negative riguardano Juve, Napoli e Lazio. Di positivo vedo Milan e Inter.

Chi vince lo scudetto?
L’Inter. Ha una forza della natura, è fuori dalle coppe con un organico stellare. Se non vince il campionato è un suicidio, hanno vantaggio e sicurezza.

Parliamo di suoi colleghi bomber. Chi ammira?
Il più forte è Lautaro Martinez. Ma Lukaku è fenomenale, il gol che fatto a Romagnoli è da cineteca: è veloce e fisicamente mostruoso. Il gol al Genoa fa paura: ha messo il piede, ha anticipato, è ripartito, ha puntato l’uomo, col piede destro che è quello debole. Ma anche Ibra, Cristiano Ronaldo, Dybala e Mertens sono davvero interessanti da guardare.  

Gigi con chi si è trovato meglio?
Con tutti. Ho duettato con Selvaggi, simile a Joao, con Virdis, molto forte tecnicamente, e con uno rapido e veloce com’era Gattelli. Facevo la prima punta e dovevo tenere la squadra alta. Quando c’era Virdis gli giravo intorno.

Risponda senza pensarci troppo: il Cagliari si salva?
Dobbiamo pensare di sì. La salvezza è la speranza che dobbiamo avere tutti.

 

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