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IL DRIBBLING DI …MARIO FRONGIA: Cagliari, mercato da brivido ma permangono incertezze e nodi irrisolti

Grandi nomi in rosa. Quel che conta è salvare la categoria: i sardi, tifosi e no, non possono permettersi di perdere la serie A

In attesa di Lazio, Atalanta e Torino… Sarà molto probabilmente dopo queste tre gare che si deciderà il futuro stagionale del Cagliari e di Eusebio Di Francesco. A seguire si va a Crotone. Un film dell’orrore se hai 15 punti, sei penultimo, hai perso sei delle ultime sette gare, tra gol subiti e fatti ti ritrovi tra le peggiori, vincevi fino al quinto e ultimo minuto di recupero e hai subito il pareggio nell’ultima giocata in casa con il Sassuolo. Dunque, 9 punti in palio. Basterà per provarci e innescare meglio le scintille di gioco e personalità viste nelle ultime tre gare? Il campo, come sempre, sarà giudice supremo. La strategia societaria? Prendere tempo. Pare questa l’idea che affiora se si pensa al rinnovo a reti unificate. I lettori-tifosi hanno giubilato il tecnico da un pezzo. La decisione (e magari verrà reso pubblico che il contratto sull’allungo della permanenza di Eusebio Di Francesco, sia stato debitamente depositato) sembra costruita per non decidere subito sulla guida tecnica. Dopo un girone d’andata che sembra l’anticamera della Serie B, l’exploit mette spalle al muro squadra e allenatore.

Entità, come rimarcato più volte, con responsabilità precise e differenti. Insomma, la mossa è un buon segno? Lo dirà il campo. Ma è come studiare gli integrali senza sapere a memoria le tabelline: tutto, ma proprio tutto, al Cagliari ha inizio e fine dalla proprietà. Che fa e disfa. Con un Uomo solo al comando è complicato andare lontano. I fatti e la realtà lo dimostrano. I 14 punti in 19 gare fanno finire nel cassonetto progetti e ambizioni stagionali. Il mercato di riparazione con i nomi altisonanti va a parare su reparti già coperti, tiene vivi vari equivoci tecnici e tattici, non amplia le scelte sugli esterni e in regia, incide su gerarchie e asset dello spogliatoio. Con Nainggolan, promessa fallita ad agosto, il livello si è alzato. Ma in tanti hanno già notato che Rugani, Duncan (dopo il Sassuolo, out anche con la Lazio per problemi muscolari), Asamoah, Calabresi, Deiola (anche il sangavinese, dopo il debutto extra rapido con Caputo e soci, domenica sarà fuori per affaticamento) o non giocavano o vengono da una situazione fisico-agonistica da ricondizionare. La risposta perfetta alle parole spese a metà gennaio da Di Francesco: “Dal mercato servono giocatori pronti”. Poi, bisogna capire se il tecnico abbia avvallato in toto acquisti e partenze. E soprattutto, se il gruppo e i nuovi siano sintonizzati al meglio per la corsa alla salvezza.

CONTRADDIZIONI E CRITICITA’. Un anno fa, con 15 punti in più al giro di boa, Rolando Maran chiedeva un centrale difensivo e gli hanno comprato Pereiro. Adesso, Eusebio Di Francesco auspicava un regista ed è arrivato Rugani. Nel frattempo, per rendere più chiaro il tutto hanno mandato Oliva in Spagna. Ruolo? Regista, mente e tempi nel cuore del gioco. Prima ancora hanno fatto fuori Cigarini, spedito Bradaric in Arabia e Ladinetti all’Olbia. Dopo aver inseguito, o fatto dire di, Obiang, Mandragora, Bourabia, Schöne, con tanto di volo dei vertici in Olanda, poi smentito. Roba da manicomio. Sugli esterni bassi e alti, in un mix di inesperienza, anagrafe, immaturità tattica e limiti difensivi, da Lykogiannis a Zappa e Tripaldelli, Tramoni, Sottil e Ounas, è successo di tutto. Per non parlare dei centrali: Carboni, Ceppitelli (pareva con la valigia) Walukiewicz (presentato dal patron come pronto per una big europea giusto quattro giornate fa, è finito in panca), Godin e Klavan (pare fuori dai radar), ecco Rugani. Considerazioni? Aspettiamo il campo. Tra quanti hanno salutato, citazione per Faragò. A Bologna il calabrese ha preso la maglia numero 43 in onore di Francesco Guccini. Paolo Pancrazio ammira il cantautore emiliano. Indossa il rossoblù del Bologna e ricorda l’album “Via Paolo Fabbri 43”. In bocca al lupo!

L’OBIETTIVO? SALVARE A TUTTI I COSTI LA CATEGORIA. I rossoblù ripartono con un trittico da brivido. Ma il calcio ha magie e sorprese. Da sempre e in qualsiasi condizione. Si ha l’obbligo di essere fiduciosi e, almeno un centimetro, ottimisti. Certo, la classifica conferma una serie di criticità. Ma adesso quel che conta è tenere la barra dritta. Sangue e sudore sono indispensabili per stare in A: patrimonio storico, immateriale e sociale dei sardi, residenti e d’oltre Tirreno. L’ipotesi retrocessione deve essere scansata con forza, a dispetto di decisioni senza costrutto, chiacchiere un tanto al chilo, incompetenza. Ma è chiaro che senza contradditorio e consiglieri esperti e (alla luce di quel che dice il campo) adeguati alla complessità del calcio professionistico, tutto si complica. Una catena di comando modellata sul dire sempre sì porta ai confini del baratro. Letteratura pallonara, risultati ed esperienza dicono che senza professionalità acclarate, esperte e autonome nelle direzioni generale e sportivo, senza trascurare team manager e staff tecnico, la realtà è quasi sempre ostica.

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