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Cagliari, cinque nodi da sciogliere per ripartire

Finora il campionato dei rossoblù ha deluso totalmente quelle che erano le attese della vigilia. Andiamo a scoprire quali sono i maggiori nervi scoperti della squadra

Serrare i ranghi. In guerra lo si fa per tenere botta agli attacchi avversari, in un momento di grossa difficoltà. Il Cagliari può tranquillamente prendere in prestito tutto ciò dal mondo bellico, perché anche se mancano i conflitti a fuoco non mancano certo le grandi difficoltà da affrontare. Tutto superabile, sia chiaro. Ma la classifica attuale impone un profondo esame della situazione, che potrebbe trovare sfogo essenzialmente in cinque nodi cruciali, da sciogliere al più presto.

ZAPPA. Il giovane esterno basso, ex Pescara era partito piuttosto bene, attirando su di sé gli occhi dei tanti osservatori della Serie A. Col calo di rendimento della squadra, anche il difensore ha risentito del pessimo periodo, evidenziando una scarsa propensione difensiva che ha certamente bisogno di essere registrata al più presto. Nel frattempo, la società si è cautelata con l’arrivo del bolognese Calabresi. Basterà?

LYKOGIANNIS. Come sopra. La stagione sembrava partita sotto i migliori auspici, rispedendo al mittente le mire su una maglia da titolare del nuovo arrivato Tripaldelli. Buone prestazioni, copertura, fase offensiva. Tutto in crescendo. Addirittura un gol su punizione che ne aveva quasi consacrato la trasformazione da oggetto misterioso a giocatore di Serie A. Tutto svanito nel nulla, con i grossi problemi di tenuta difensiva che ne sono conseguiti. Urgono rimedi: l’arrivo di Asamoah potrebbe essere la soluzione, ma resta più di un dubbio sulla condizione fisica del ghanese, tutta da ritrovare.

GODIN. Attualmente la vera delusione del girone di andata. È vero: sono tante le giustificazioni che non hanno permesso di mostrare il vero volto del capitano della Celeste. Tra Covid e infortuni, l’uruguaiano non ha ancora fatto vedere ai tifosi rossoblù di che pasta è fatto. Ma se tutto ciò poteva valere durante la prima parte del torneo, ora non vale più: per far crescere la tenuta difensiva del Cagliari e tirarlo fuori dalle sabbie mobile, serve il miglior Godin. Ora o mai più.

MARIN. Arrivato per occupare la casella di regista, quella che l’assenza di un certo Daniele Conti sta facendo ancora rimpiangere, ancora non ha assimilato le dinamiche del calcio italiano. Il vero inghippo sta anche nel ruolo a lui congeniale, che non è proprio quello in cabina di regia, ma più libero di agire e di sganciarsi come mezzala. Ora il tecnico ha chiesto un regista di ruolo per assemblare finalmente un centrocampo con tutte le pedine al posto giusto. Ma allora perché Marin è stato preso (spendendo una cifra piuttosto alta) per occupare quella precisa zona del campo?

SIMEONE. Dopo il contagio da Covid è letteralmente scomparso. Probabilmente sta risentendo più del dovuto dei postumi della malattia, ma la sua ‘latitanza’ nel gioco del Cagliari si fa sentire eccome: mancano i suoi gol, ma manca anche la sua abnegazione in campo. La speranza per la causa rossoblù è che ritrovi presto la sua forma migliore.

 

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