Un post sul suo profilo Instagram sull’attaccamento alla maglia di Ibrahimovic riaccende la miccia tra l’ex tecnico rossoblù e un tifoso sulla sterilità offensiva del brasiliano nel finale della scorsa stagione
Non le manda certo a dire, non l’ha mai fatto. Walter Zenga, in questo periodo molto attivo sui suoi canali social, ne ha approfittato per fare un parallelo sul senso di appartenenza dei giocatori. Oltre a questo, c’è stata anche una postilla sul caso Joao Pedro quando era sotto la sua guida tecnica.
“Ibrahimovic infortunato, va in panchina e incita i compagni“, scrive Zenga, “e gli altri? In tre (riferendosi a dei giocatori del Genoa in tribuna, ndr) non hanno neanche le presenze necessarie per aver diritto al titolo di giocatori professionisti, e invece di incitare e soffrire con i compagni, a cinque minuti dalla fine, sotto di un gol, che fanno? Giudicate voi. E poi chi ci rimette sono sempre gli stessi, tifosi e allenatori. Ma dov’è la passione, il cuore, il senso di appartenenza?”.
Poi l’osservazione di un tifoso sulle prestazioni non all’altezza di Joao Pedro quando Zenga era sulla panchina rossoblù, nella parte finale della stagione, post lockdown.
“Grande Uomo Ragno”, dice il tifoso, “un po’ come la storia tra te e Joao Pedro che ha smesso di segnare quando eri a Cagliari“. Pronta la risposta dell’ex tecnico: “Joao Pedro 10 partite su 13 di cui 5 giocate con infiltrazioni alla caviglia, dopo tre mesi di lockdown e giocando ogni tre giorni…buona vita a te”.