L’attaccante è arrivato in prestito a gennaio ma l’esonero di Maran e lo stop del campionato rischiano di trasformare la sua avventura in un passaggio a vuoto
SFORTUNA. Da quel gol dopo 18 secondi dal suo debutto in Serie A sono passati già 12 anni. Era il 10 febbraio del 2008 e Carlo Ancelotti decise di mandare in campo il giovanissimo Alberto Paloschi che a San Siro consentì al Milan di superare 1-0 il Siena. Sembrava l’inizio di una favola e invece la carriera del classe ’90 è stata caratterizzata dalla sorte avversa. Una serie di infortuni hanno costellato i suoi primi anni, poi la rinascita al Chievo e l’incontro con Rolando Maran. Dopo l’addio ai gialloblù però di nuovo il vuoto e quell’etichetta di eterna promessa sempre incollata.
IN SARDEGNA. Proprio il tecnico trentino lo aveva accolto in rossoblù a braccia aperte tre mesi fa, conquistando l’ennesima pedina importante di quella sua ex squadra dopo Castro, Birsa e Cacciatore. Poteva essere un suo uomo e poteva essere il rilancio per una carriera che tra Swansea, Atalanta e Spal non era riuscita a decollare. Invece dopo appena due presenze ecco l’esonero di Maran e successivamente il blocco ai campionati per l’emergenza Coronavirus.
FUTURO. A trent’anni e con le ultime opache stagioni alle spalle, per Paloschi quello del Cagliari può davvero essere l’ultimo treno importante della carriera. Una cosa che però lo accomuna al neo tecnico Walter Zenga, anche lui alla ricerca del riscatto definitivo dopo anni deludenti a livello di risultati. Due uomini che hanno saputo affrontare i periodi bui ora remano sulla stessa barca. E chissà che proprio da questo non possa nascere un’intesa a beneficio della squadra.