Ai microfoni dei colleghi di CalcioLecce l’ex tornante rossoblù ha ripercorso la sua breve, ma intensa avventura con la maglia numero sette
ARRIVO IN SARDEGNA. “Arrivò l’offerta del Foggia di Zeman. Il Lecce aveva già l’accordo per 4 miliardi, io non volevo andare. Poi arrivò la chiamata del Cagliari, c’era Mazzone in panchina. Mi fece: ‘a ‘ndo vai, vieni con me, farai la tua carriera’. Cellino mi pagò 5 miliardi e mezzo. Una cifra impressionante per l’epoca. Arrivai lì e non mi trovavo bene. Per me il calcio era il Lecce. Io ero questo: vedevo solo Lecce per il calcio”.
L’ESPLOSIONE DOPO LE DIFFICOLTA’. “Longo mi chiamò e mi disse ‘abbiamo sbagliato acquisto, vediamo di farti tornare a Lecce. Lì fui colpito nell’orgoglio. Indossai sotto la casacca da gioco una maglietta che mi fece mamma con la foto dei miei genitori e della mia ragazza. Pensavo di avere addosso la maglia del Lecce. Mi sbloccai anche a Cagliari e fu una stagione bellissima con Pusceddu, Matteoli, Francescoli. Grandi giocatori. Sulla carta eravamo normali ma vincevamo a Torino, battevamo anche l’Inter. Quel Cagliari lo ricordano tutti.
L’AVVENTURA EUROPEA. “L’anno dopo andammo in Coppa UEFA, fu la prima esperienza. Sfiorai il mondiale di USA’94 giocandomi fino alla fine la convocazione con Nicolino Berti. Vincemmo a Torino il Quarto di Coppa dopo un rigore per loro scandaloso. Nella semifinale ci fu l’Inter e perdemmo il doppio confronto”
LA FINE DELL’AVVENTURA. “Quando andai via da Cagliari piansi come quando andai via da Lecce. Tutti mi avevano dato tanto, ero il loro bambino. A Lecce ero ‘lu piccinnu’, a Cagliari ero invece ‘su pippiu'”.