L’ex centrocampista del Cagliari, oggi protagonista con il Monza di Galliani e Berlusconi, ha parlato ai microfoni del giornalista Nicolò Schira
L’ARRIVO. “Ero in scadenza al Milan e speravo nella A. Sognavo il salto nella massima serie, la sentivo vicina. Poi arrivò la chiamata del Cagliari: era impossibile dire di no. Un club de genere non si può considerare di B. In Sardegna ho vissuto la grande emozione del mio primo campionato vinto. Giulini aveva costruito una organizzazione e strutture da Serie A. Ogni dettaglio era curato per vincere”.
LA STAGIONE. “Quello fu un Campionato dominato, in cui sono stato protagonista con 36 partite giocate. Ero sempre titolare con Rastelli. Dopo la promozione in A è subentrato il rammarico di non essere stato confermato. Stavo molto bene a Cagliari, ero un beniamino dei tifosi”.
LA BOCCIATURA. “Non me lo aspettavo, ma apprezzo l’onestà nel dirmelo subito, in modo da poter trovare a luglio una altra avventura. Delusione? Si, il Sogno Serie A che toccavo con mano mi veniva portato via sul più bello. Colpevole? Sinceramente penso sia stata scelta comune di società e allenatore: tra me e Di Gennaro hanno scelto lui. Nessun rancore comunque. Cosa che a Verona dopo un paio d’anni non è successa, visto che solo a una settimana dalla fine del mercato ho saputo che non rientravo più nei piani. Lì mi hanno messo il bastone tra le ruote…”.
I COMPAGNI. “Farias mi divertiva, grande giocatore. Poi Bessa, altro gran talento. Dico anche Storari per la mentalità vincente: a 40 anni voleva vincere sempre come un bambino”.