Rombo di Tuono racconta il suo Cagliari dello Scudetto ai microfoni di Sportweek, in edicola con La Gazzetta dello Sport. Eccone un breve estratto
QUEL CAGLIARI. “Ero certo di andare al Bologna, scoprii dai giornali che Andrea Arrica mi aveva comprato con un colpo di mano”. Il più grande giocatore della storia rossoblù si racconta. Intervistato da Sportweek, Gigi Riva parla del mitico Cagliari dello Scudetto, dalla genesi al successo. “Trovai un bel gruppo e capii subito che somigliavo ai sardi. Quando ci gridavano pastori? Per noi era un urlo di guerra. Al nord però i tifosi ci facevano sentire dei leoni, venivano in seimila, erano immigrati”.
LA STRADA PER LA GLORIA. “All’inizio vivevo in foresteria con Nenè, Cera e Tomasini. Avevo 17 anni e passavo dalla C alla A. Con Cappellaro e Cera comprammo una Fiat 600. Si viveva per lo più di premi partita. Cera era il leader della squadra, un capitano silenzioso e carismatico”.
LO SCUDETTO. “Quando abbiamo capito che sarebbe stata l’annata giusta? A Firenze alla quarta giornata. Hanno lo scudetto sul petto, ci giocano Chiarugi, De Sisti, Merlo e Amarildo. Vinciamo 1-0, segno su rigore e li sorpassiamo. Con la Juve è la sfida decisiva. Erano due punti sotto, ci avrebbero raggiunti. Il campo è un inferno, Lo Bello fischia di tutto. Andiamo sotto con autorete di Nicolai, io pareggio allo scadere. Anastasi segna su rigore dopo che Albertosi aveva parato il primo tentativo ad Haller. Me la prendo con l’arbitro, ma Cera mi dice di stare in area, Lo Bello gli aveva detto che sarebbe successo qualcosa. Mi buttano giù e faccio il 2-2 su rigore”.